L’obesità è un problema ormai dilagante in tutto il mondo, ma potremmo essere alla svolta: questo nuovo farmaco potrebbe cambiare tutto.
Le aziende farmaceutiche impegnate nella ricerca di farmaci per contrastare l’obesità potrebbero essere a un punto di svolta. Dopo l’ascesa di semagutide, infatti, potremmo essere davanti a un nuovo principio attivo, che potrebbe davvero cambiare tutto, battendo tutti i competitor e offrendo una nuova speranza alle persone affette da obesità, con risultati incredibili già in fase di test.
Il nuovo principio attivo si chiama retatrutide, ed è caratterizzato da un meccanismo d’azione più attivo e articolo rispetto ai competitori già esistenti. Uno studio in fase 2 che ha coinvolto 338 adulti ha visto un calo del 24% dal peso di partenza, un risultato mai visto prima che promette finalmente un’alternativa alla chirurgia bariatrica, finora l’unica opzione medica disponibile per l’obesità.
Retatruide: i primi risultati
I ricercatori dell’unità di endocrinologia ed endocrinologia pediatrica dell’università di Yale hanno valutato, insieme all’Istituto di ricerca delle malattie sul metabolismo e l’obesità dell’Harvard Medical School di Boston, la sicurezza e l’efficacia del nuovo farmaco in uno studio condotto in doppio cieco e contro placebo.
Il gruppo di studio aveva un indice di massa corporea superiore a 30 (parliamo quindi di obesità di primo grado), suddiviso in gruppi con l’obiettivo di valutare le variazioni di risposta in base a diversi dosaggi del farmaco, da 1 a 12 milligrammi somministrati una volta a settimana tramite iniezione cutanea. Gli obiettivi: misurare la riduzione percentuale del peso corporeo dopo 24 e 48 settimane di trattamento.
Al primo step, il calo ponderale è risultato andare dal 7,2 percento con 1 milligrammo alla settimana fino al 17,5 percento per i 12 milligrammi, rispetto all’1,6 percento col placebo. Risultati già ben superiori alla soglia del 5 percento usata per definire efficace un medicinale usato contro l’obesità.
L’effetto è solo andato a migliorare col tempo, con i due gruppi che hanno mostrato una perdita rispettivamente dell’8,7 percento e del 24,2 percento dal peso di partenza dopo un anno di terapia. Quest’ultimo dato è quasi 12 volte superiore al placebo (-2,1 percento).
A 48 settimane si è misurato quanti adulti avessero perso almeno il 5, 10 e 15 percento del proprio peso. Nel caso del dosaggio più alto i risultati sono stati rispettivamente il 100 percento, il 93 percento e l’83 percento, ben distanti dai casi placebo.
Retatruide: una nuova era?
La nuova medicina appartiene alla classe delle incretine, principi attivi che imitano l’azione dell’ormone GLP-1 (che rallenta lo svuotamento gastrico). Rispetto agli analoghi del GLP-1 già disponibili, però, il nuovo farmaco interagisce con i recettori del glucagone e del GIP. Questo lo rende il primo tri-agonista ormonale che svela l’efficacia del metodo. “Negli adulti obesi il trattamento con retratuide per 48 settimane determina una sostanziale riduzione del peso corporeo”, confermano i ricercatori nella conclusione dello studio.
I risultati sbalorditivi del farmaco lasciano qualche dubbio nella comunità scientifica. “Non si vede tutti i giorni un farmaco antiobesità che riduce del 24% il peso corporeo”, ha tweetato il direttore dello Scripps Research Translation Institute Eric Topol.
Ma i benefici non finiscono qui: altri due studi presentati a San Diego hanno mostrato che la medicina ha una serie di benefici anche nel trattamento del diabete tipo 2 e della steatosi epatica non alcolica. L’OMS sta considerando di inserire i farmaci anti obesità nella lista dei farmaci essenziali. “I nostri dati dimostrano come le incretine abbiano il potenziale per trasformare il trattamento delle malattie croniche”, dichiara Jeff Emick, vicepresidente del dipartimento di sviluppo di nuovi farmaci di Eli Lilly. Si sta avviando dunque una nuova era per la cura dell’obesità?