Sei già pensionato ma la misura scelta per la pensione anticipata non ti soddisfa? Ecco le opzioni possibili per la massima convenienza.
Sono anni che si parla con insistenza di pensioni flessibili. Argomento sicuramente complesso, che necessita di diversi chiarimenti. Già la definizione stessa ha bisogno di spiegazioni, visto che un sistema basato esclusivamente sul sistema contributivo non può avere misure di pensionamento flessibili. La flessibilità in questo caso riguarda, quindi, la facoltà di scelta del lavoratore.
Andare in pensione in anticipo non è un evento senza penalizzazioni, tagli e limiti. Non parliamo solo degli importi delle pensioni, ma anche delle misure che, una volta che il lavoratore va in pensione, non possono essere corrette. Nonostante la presunta flessibilità la maggior parte di queste misure sono, spesso, irreversibili.
Alcune di queste misure, invece, sono temporanee e ci forzano a perdere qualcosa solo nel periodo di tempo relativo all’anticipo di pensione scelto. C’è, per esempio, l’Ape sociale, che consente di andare in pensione a partire dai 63 anni. Questa scelta ci accompagna fino alla quiescenza vera e propria a 67 anni. Sembra a tutti gli effetti una pensione, visto che è erogata dall’INPS ogni mese come tutti gli altri trattamenti simili, non lo è davvero. L’Ape sociale parte dalla data di decorrenza e dura fino ai 67 anni anni, dove il trattamento smette di essere erogato automaticamente. Sta al pensionato chiedere qui di passare all’ordinaria pensione.
Pensione: misure e penalizzazioni
L’Ape sociale ha tutta una serie di limitazioni: non ha la tredicesima, non si indicizza al tasso di inflazioni, non ha maggiorazioni e gli assegni per il nucleo familiare. Questi vincoli valgono per tutta la durata dell’anticipo, indicando che una volta raggiunti i 67 anni queste limitazioni spariranno con la scelta della pensione di vecchiaia.
C’è, invece, l’Opzione Donna, che permette di andare in pensione già a 60 anni, ma richiede di accettare una penalizzante che può arrivare ad essere più alto del 30%. A differenza dell’Ape sociale, questa penalizzante è permanente e, escludendo gli incrementi della perequazione, la cifra ottenuta alla data di decorrenza resterà tale per il resto della vita della pensionata.
Stesso discorso per la quota 103, che segue la 100 e la 102. Queste misure sono irreversibili una volta percepite. Se scegliete la quota 103 non potrete passare alla quota 41 nel 2024, evitando le penalizzazioni della 103. C’è, tuttavia, un termine alla 103, che cessa di essere un vincolo a 67 anni.
In questo caso finisce come nel caso dell’Ape sociale: a 67 anni l’INPS provvede al ricalcolo della pensione, e il limite di 2818€ imposto dalla 103 viene a meno una volta raggiunta l’età in questione, così come il divieto di cumulo dei redditi di lavoro con i redditi di pensione. Insomma, se siete andati in pensione con una di queste opzioni avrete diritto a ricevere l’importo intero una volta raggiunta l’età di 67 anni.