In pochi sanno se è possibile o meno poter fare denuncia al proprio datore senza essere licenziato. Vediamo cosa dice la legge
Sono diversi i motivi di attrito che si possono avere tra i dipendenti e i loro superiori, proprio come avviene in ogni tipo di relazione esistente al mondo. Di certo, i primi essendo subordinati e, spesso, poco uniti negli intenti con i colleghi, hanno sempre il timore di agire contro il proprio datore. A volte, quindi, ne può scaturire un rapporto poco equo e con quest’ultimo che potrebbe anche tendere ad approfittarsi della situazione.
In tal caso, qualsivoglia dipendente, è spinto a recarsi dai sindacati per poter effettuare una vertenza. La denuncia, però, difficilmente viene effettuata, per varie dinamiche che potrebbero inficiare non solo sul proprio rapporto di lavoro, ma anche su quello dei colleghi. In pochi sanno se, nel caso in cui vengano intraprese vie legali, il dipendente possa essere o meno licenziato.
La legge, però, parla chiaro e tende a tutelare ogni modalità giusta di operare in qualsiasi settore. L’attività giudiziaria è uguale per tutti, senza porre alcun soggetto al di sopra di un altro. Per tale motivo, se qualcuno pensa sia giusto andare contro a ciò che il proprio superiore ha intenzione di fare nei suoi confronti, allora deve ben sapere i tempi adeguati per poter reagire e le modalità per poterlo fare.
Quella che proponiamo è la domanda del secolo e il timore che si perda il posto di lavoro porta spesso a porsela. Anni e anni di scontri legali da parte di sottoposti e datori hanno portato a rendere chiara la situazione, nella difesa dei diritti di ogni tipo di lavoratore di soggetto facente parte di un’azienda.
Intanto, è importante sapere che si può agire contro un’azienda entro 5 anni dal momento in cui si è interrotto il rapporto di lavoro, sia che esso sia dovuto a licenziamento, a dimissioni oppure al pensionamento. Se questa conclusione fosse derivata da una ritorsione avvenuta nei confronti del dipendente, che avrebbe denunciato il suo datore, allora, come afferma il sito laleggepertutti.it, è possibile avere un risarcimento e riavere il proprio posto di lavoro.
Il subordinato, quindi, avrebbe quella che i tecnici nominano con il termine “tutela risarcitoria” e “tutela reale”. Però, in protezione del datore, l’intento vendicativo deve essere l’unico motivo per cui un dipendente viene licenziato. Ad esempio, il tribunale di Velletri, nella sentenza n. 143/2023, ha affermato che “si configura un licenziamento di tipo ritorsivo quando il recesso è stato intimato dal datore come ingiusta e arbitraria reazione ad un tipo di comportamento legittimo da parte del lavoratore”.
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