Si immagina spesso la partita IVA come una soluzione alternativa ed esclusiva del contratto dipendente, ma non è affatto così!
In un mondo ideale coloro che decidono di aprire la partita IVA sono professionisti che desiderano lavorare in proprio o che hanno deciso di svolgere una professione che può essere “inquadrata” fiscalmente soltanto come un lavoro autonomo.
La verità è che oggi esistono moltissime false partite IVA, cioè lavoratori che aspirerebbero a un inquadramento da dipendente ma che non vengono assunti dalle aziende. Questi professionisti vengono costretti dalle aziende ad aprire la partita IVA in maniera da farsi carico delle proprie spese fiscali così che le aziende in questione non siano costretta a versare i loro contributi.
Cosa succede, però, se una falsa partita IVA riesce a sottoscrivere un contratto dipendente? Deve necessariamente chiudere la partita IVA oppure può continuare ad esercitare la propria professione anche al di fuori del contratto che ha sottoscritto?
Contratto e Partita IVA: quando sono conciliabili e quando no
Quando si firma un contratto da dipendente con un’azienda privata bisogna verificare che all’interno del contratto non ci sia un preciso divieto dell’esercizio del lavoro autonomo.
In linea generale le aziende non inseriscono in un contratto una clausola del genere, quindi nella maggior parte dei casi si può continuare a lavorare come libero professionista anche dopo la firma di un contratto da dipendente. L’unica limitazione è che un dipendente non può lavorare come libero professionista per un’altra attività se le due attività sono in diretta concorrenza.
Per quanto riguarda la comunicazione informativa, un dipendente non è tenuto a comunicare alla sua azienda informazioni sul suo lavoro da libero professionista.
Il caso dei dipendenti della pubblica amministrazione è invece molto diverso: costoro non possono esercitare il loro mestiere da liberi professionisti se non in casi particolari.
I dipendenti pubblici possono lavorare come liberi professionisti se:
- non c’è conflitto di interessi tra le due attività
- l’attività da libero professionista è svolta in orari diversi da quelli di ufficio
- si tratta di un incarico temporaneo e occasionale, quindi assolutamente limitato nel tempo. Esercitare regolarmente la propria libera professione in parallelo con il lavoro nella pubblica amministrazione è sempre illegale.
Per quanto riguarda il versamento dei contributi, il lavoratore dipendente che decida di aprire o mantenere attiva la sua partita IVA non dovrà versare contributi se la sua attività di libero professionista è un’attività secondaria e non prevalente in termini di retribuzione. Se al contrario, l’attività da libero professionista garantisce gli introiti economici maggiori rispetto a quelli derivanti dal contratto da dipendente, sarà necessario iscriversi alla gestione separata INPS e versare dei contributi ridotti.