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Pensione di invalidità: attenzione alla durata, come cambia adesso | Occhio a normativa aggiornata

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Antonia Festa

La pensione di inabilità è una prestazione permanente ma il titolare potrebbe essere chiamato a visita di revisione e perdere il beneficio.

I soggetti invalidi al 100% e inabili al lavoro di età compresa tra i 18 e i 65 anni possono richiedere la pensione di inabilità, prevista dall’art. 12 della Legge 30 marzo 1971, n. 188.

pensione inabilità durata
Gli inabili al lavoro hanno diritto alla pensione di inabilità (ilovetrading.it)

Si tratta di un beneficio economico versato dall’INPS per 13 mensilità e corrispondente, per il 2023, a 313,91 euro al mese, entro un limite di reddito di 17.920 euro.

La normativa stabilisce il carattere permanente della prestazione fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia, ma l’INPS ha la facoltà di sottoporre il titolare a revisione.

Con la revisione, l’Istituto di Previdenza verifica se i requisiti sanitari che avevano consentito l’erogazione del beneficio sussistono ancora e che il beneficiario sia ancora impossibilitato a svolgere qualsiasi lavoro perché affetto da infermità fisica o mentale.

Al termine della visita, la pensione di inabilità può essere:

  • confermata, se l’invalidità al 100% permane;
  • trasformata in Assegno Ordinario di Invalidità, se l’invalidità è inferiore al 100% ma superiore al 67%;
  • revocata, se la capacità lavorativa del titolare è superiore al 33%.

La durata della pensione di inabilità, inoltre, dipende anche dalla presenza delle altre condizioni necessarie per il riconoscimento della prestazione, come l’interruzione dell’attività lavorativa.

Se, infatti, un soggetto viene dichiarato inabile al lavoro, qualora riprenda l’attività lavorativa, il beneficio economico sarà sospeso.

Gli altri requisiti che la normativa stabilisce per la concessione della pensione di inabilità sono i seguenti:

  • almeno 260 contributi settimanali (cioè 5 anni di contribuzione e assicurazione), dei quali 156 (ossia 3 anni) nei 5 anni precedenti la data di presentazione della domanda;
  • cessazione di ogni tipologia di attività lavorativa;
  • cancellazione dagli elenchi anagrafici degli operai agricoli e dagli elenchi dei lavoratori autonomi;
  • cancellazione dagli Albi professionali;
  • rinuncia alle prestazioni previste dall’Assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione e a tutte le altre misure sostitutive o integrative dello stipendio.

Pensione di inabilità: quando si rischia di perdere la prestazione?

La visita di revisione si svolge in base alle indicazioni contenute nell’art. 9 della Legge n. 222/1984. L’iniziativa può partire:

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Gli inabili al lavoro devono sottoporsi a periodiche visite mediche di revisione (ilovetrading.it)
  • dall’INPS, che può autonomamente decidere di svolgere nuove verifiche sanitarie sul titolare della pensione di inabilità, per accertare che non siano intervenute modifiche delle condizioni prescritte;
  • dall’interessato, se ci sono state variazioni relative ai presupposti che lo avevano spinto a presentare la domanda per la prestazione.

Se le condizioni sono mutate oppure i requisiti sono venuti meno, è necessario documentarlo, tramite apposita certificazione medica.

Il titolare della pensione, dunque, deve sempre poter dimostrare la sua inabilità allo svolgimento dell’attività lavorativa, sottoponendosi periodicamente a visite mediche.

Nel caso di un miglioramento delle condizioni di salute, l’INPS interrompe l’erogazione della pensione di inabilità, che si trasforma in Assegno di Invalidità a partire dal mese successivo a quello in cui si è svolta la visita medica.

Se l’interessato rifiuta l’accertamento sanitario senza giustificato motivo, anche se l’inabilità permane, l’Istituto previdenziale potrebbe ugualmente sospendere il pagamento della prestazione, per tutto il periodo in cui non è possibile effettuare la verifica.

La pensione di inabilità, infine, è sospesa se il titolare riprende l’attività lavorativa.

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