Un divieto esteso fino al 2025 su tutto il territorio italiano. Ecco cosa ha deciso il Parlamento approvando l’ultimo Decreto Legge
L’approvazione del relativo Decreto Legge, il numero 51 del 2023, è arrivata pochi giorni fa e al suo interno, tra le altre cose, è previsto un particolare divieto, sull’intero territorio italiano, fino alla fine del 2025. Si tratta di fatto dell’estensione di una moratoria che riguarda sia le autorità pubbliche che i privati e che si muove in tutela della privacy. Prima di entrare nel merito occorre spiegare chi ha proposto il relativo emendamento, approvato in commissione: si tratta di Lia Quartapelle, Marianna Madia e Filiberto Zaratti del Partito Democratico.
Dopo l’approvazione alla Camera il Decreto Legge dovrà passare anche dal Senato ma non dovrebbero presentarsi ostacoli all’ufficiale entrata in vigore delle norme in esso contenute. In realtà il ministro Piantedosi era andato, con dichiarazioni esplicite, nella direzione opposta pertanto il fatto che la moratoria venisse confermata non era così scontato.
Stiamo parlando del divieto, fino al 31 dicembre 2025, di installare sistemi di sicurezza che utilizzino il riconoscimento facciale. “La videosorveglianza – aveva sottolineato il ministro nel corso dell’intervista rilasciata a Quotidiano Nazionale – è uno strumento ormai unanimemente riconosciuto come fondamentale”. Aggiungendo che “la sua progressiva estensione è obiettivo condiviso con tutti i sindaci” perché “il riconoscimento facciale dà ulteriori e significative possibilità di prevenzione e indagine”.
Peraltro in questi mesi non erano mancati, da parte di alcuni sindaci, tentativi sempre bloccati dal Garante della privacy di installare telecamere a riconoscimento facciale. Questi impianti di sicurezza non potranno essere installati ancora per due anni e mezzo. La norma sembra inoltre collegarsi alla tendenza europea, intervenuta con un documento ad hoc per porre dei limiti agli impieghi dell’intelligenza artificiale e dei sistemi di riconoscimento biometrici. Si tratta del testo dell’AI Act approvato pochi giorni fa che tra le altre cose prevede il divieto di utilizzo dei sistemi di analisi in merito ad etnia, orientamento politico e sesso.
Tornando alla moratoria, oltre all’ambito pubblico è rivolta anche al privato: non sarà ad esempio possibile installare nei negozi o sui cartelli pubblicitari sistemi di riconoscimento facciale mentre per i Comuni vige la regola della richiesta di un parere al Garante della privacy che, data la decisione politica, dovrà continuare a bocciare i progetti che richiedano questo tipo di dispositivi.
Ma in cosa consiste il riconoscimento facciale? Si tratta di una tecnologia all’avanguardia che analizza, mediante un software specifico, le immagini delle persone. Attraverso un modello matematico vengono interpretati i dati estrapolati dai pixel e successivamente vengono confrontati con altre immagini allo scopo di individuare una possibile corrispondenza.
Le riprese delle telecamere consentono di avere a disposizione un innumerevole quantitativo di immagini rendendo il processo sempre più rapido ed efficace. Non essendo ad oggi previste norme che regolino l’utilizzo di tali dati, molti esperti hanno però sottolineato i concreti rischi di violazione della privacy.
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