Quando ricevono una cartella esattoriale dal Fisco, i debitori temono il pignoramento della propria casa: una preoccupazione legittima.
La crisi economica con l’inflazione galoppante e il rialzo dei prezzi di tutto generi alimentari (e non solo) sta mettendo in crisi molte famiglie italiane.
Non tutte, infatti, riescono ad affrontare le scadenze dei pagamenti e rischiano sanzioni da parte del Fisco e di altri enti di riscossione. Tra queste la più grave è il pignoramento dei propri beni, ovvero una esecuzione forzata che corrisponde alla somma dovuta. Molti debitori temono soprattutto il pignoramento della propria casa e si domandano se il Fisco può procedere a tale esecuzione.
Il Fisco può procedere al pignoramento della casa: ecco cosa prevede la normativa
Mettiamo subito in chiaro che la legge prevede che non può mai essere pignorata dal Fisco la casa del debitore utilizzata come residenza principale e civile abitazione, purché:
- non sia accatastata nella categoria di lusso (A/1, A/8 e A/9);
- sia l’unica casa di proprietà del debitore.
Tutto ciò a prescindere dall’ammontare del debito. Il Fisco, però, potrebbe iscrivere una ipoteca sulla casa ma solo se il credito è superiore a 20mila euro. Ed è vero che il Fisco non potrà mai mettere all’asta l’immobile, ma l’ipoteca rimane sulla casa anche in caso di donazione o successione. Ciò significa che se la banca (o un altro terzo creditore) dovesse avviare il pignoramento, il Fisco potrebbe far valere i propri interessi in base al grado di ipoteca.
Attenzione, però, perché solo quando il creditore è l’Agenzia delle Entrate Riscossione si può far valere il divieto di pignoramento della prima casa, mentre i creditori privati, ovvero banche o finanziarie, possono procedere al pignoramento.
In realtà, il Fisco può procedere al pignoramento della prima casa in determinate condizioni:
- credito superiore a 120mila euro;
- debitore possiede più proprietà dal valore complessivo di 120mila euro;
- ricevuta notifica di una cartella esattoriale dal Fisco e poi iscritto una ipoteca sulla casa.
In molti si chiedono se la casa può essere salvata dal pignoramento se inserita in un fondo patrimoniale. La risposta è negativa. Infatti, secondo la normativa il pignoramento è valido anche quando i debiti sono causati per bisogni familiari. Anzi, in questo caso, nel pignoramento rientrano anche le tasse collegate all’attività lavorativa.
La casa non si salva dal pignoramento neanche se è intestata al proprio coniuge o al figlio tramite donazione. Infatti, il Fisco ha 5 anni di tempo per contestare la donazione e in caso di revoca può far valere il pignoramento. Inoltre, se il debito è superiore a 50mila euro e si riferisce all’Irpef oppure all’IVA, l’intestatario della casa può essere denunciato per mancato pagamento delle imposte.
Forse l’unico modo per salvare la casa dal pignoramento potrebbe essere la separazione consensuale dal coniuge. Ma anche in questo caso bisogna stare attenti: il Fisco potrebbe scoprire che è simulata e quindi procedere al pignoramento.