Scopriamo cosa dice la legge in merito alla possibilità di lavorare dopo la pensione: attenzione a non commettere questo errore.
In base a quanto stabilito dalla riforma pensionistica attuale, i lavoratori italiani possono accedere alla pensione al raggiungimento dei 67° anno di età e dopo aver versato 20 anni di contributi. Fermo restando che è possibile anticipare la pensione tramite una serie di misure ad hoc.
La pensione è un riconoscimento economico che consiste nell’erogazione di una rendita vitalizia, in favore di una persona che ha lavorato per un determinato numero di anni e ha versato i contributi obbligatori previsti dalla legge.
Generalmente al raggiungimento dell’età pensionabile e al diritto all’indennità economica, il lavoratore si gode il meritato riposo dopo anni di duro lavoro. Tuttavia, per molteplici ragioni, una persona che percepisce la pensione potrebbe avere la necessità di continuare a lavorare. Cosa dice la legge in merito?
Lavorare dopo la pensione: ecco cosa dice la legge italiana
Lavorare dopo la pensione può sembrare una pazzia, eppure ci sono persone che decidono di svolgere ugualmente un’attività lavorativa pur avendo raggiunto l’età o i requisiti che danno accesso alla rendita vitalizia erogata dall’INPS.
In base a quanto stabilito dall’ordinamento giuridico italiano esistono alcuni trattamenti previdenziali che escludono o limitano la percezione di redditi derivanti da un’attività lavorativa. È questo il caso delle misure di pensione anticipata, come APE sociale o Quota 103, per le quali non è possibile percepire un reddito da lavoro fino alla maturazione dell’età pensionabile.
Diverso è il discorso per i lavoratori che raggiungono i requisiti per accedere alla pensione anticipata piena (42 anni e dieci mesi di contributi, per gli uomini; 41 anni e 10 mesi di contributi, per le donne). Una volta raggiunti i requisiti che danno accesso alla pensione anticipata è possibile avere un reddito da lavoro, senza dover rispettare alcun limite.
In tal caso, il lavoratore ha la possibilità di continuare ad effettuare versamenti contributivi iscrivendosi alla Gestione separata INPS. Così facendo il lavoratore/pensionato ha la possibilità di dare valore all’attività lavorativa svolta, riuscendo ad incrementare l’importo dell’assegno pensionistico.
Secondo quanto stabilito dalla legge 155 del 1981, i lavoratori pensionati hanno la possibilità di sfruttare uno strumento conosciuto come supplemento di pensione. Tale strumento permette di aumentare l’assegno percepito tenendo in considerazione anche i nuovi contributi versati.
Le per poter utilizzare i contributi versati dopo il pensionamento è necessario che trascorrano almeno cinque anni dalla decorrenza della pensione oppure dall’ultimo supplemento. Tuttavia, la disciplina permette, per una sola volta, la possibilità di chiedere il supplemento anche per una finestra ridotta pari a due anni.