Uno degli assegni di invalidità più importanti del nostro ordinamento è quello permanente. Vediamo chi può richiederlo e in che modo.
Il nostro paese può vantare una ottima assistenza ai membri più fragili della nostra società, in particolare a coloro che non hanno la possibilità di lavorare. Per chi non è in nessun caso autosufficiente c’è l’assegno di invalidità permanente, che può essere richiesta in qualunque momento.
Tra i tanti benefici che la Legge 104 del Codice Civile concede ai cittadini che hanno delle patologie invalidanti gravi per cui non gli è possibile condurre una vita normale secondo gli standard generali di un essere umano c’è l’assegno di invalidità permanente. Questo assegno rappresenta un indennizzo per una persona che ha subito un incidente grave da cui ha ricevuto una condizione fisica negativa permanente. Questo accade uno di questi incidenti sul posto di lavoro l’INAIL copre parzialmente questi casi, indennizzando soltanto gli infortuni sul lavoro dai quali deriva un’invalidità superiore al 16%.
Da questa rendita INAIL rimangono scoperti moltissimi casi di incidenti che portano all’invalidità di chi vi rimane in mezzo. Si pensi per esempio agli incidenti stradali, agli illeciti derivanti da un reato o da responsabilità medica, che devono essere comunque risarciti. In questo caso lo Stato corrisponde il risarcimento spettante al danneggiato tramite capitolazione anticipata della rendita. Il calcolo di questa capitolazione non segue un percorso univoco perché in teoria dovrebbe coprire sia i danni patrimoniali dell’incidente, sia le spese medica, sia presenti che futuro, così come il danno biologico di una condizione che durerà per tutta la vita del soggetto.
A quanto ammonta l’assegno a vita per invalidità
In assenza di parametri legislativi prefissati la giurisprudenza adotta gli stessi coefficienti utilizzati per la liquidazione del danno da incapacità lavorativa. Questo si rivela però insufficiente perché le tabelle di calcolo risalgono al 1922 e sono completamente fuori tempo massimo per il calcolo di una rendita moderna. Al netto di questo, la Corte di Cassazione ha sottolineato come la soluzione di una rendita a vita sia preferibile ad un risarcimento in un’unica soluzione, ma occorre considerare l’aspettativa di vita del beneficiario prima di confermarla.
Nel caso specifico di quello che la Corte di Cassazione ha deciso, il riferimento era il risarcimento per un bambino a cui è rimasta una condizione di invalidità grave in seguito a un intervento chirurgico mal riuscito. In questo caso è stato deciso per un risarcimento con una rendita di 1.283 euro al mese, che è stata tuttavia considerata inadeguata vista la lunga aspettativa di vita del soggetto.
A chi occorre chiedere per ottenere la rendita a vita?
In ogni caso la rendita a vita deve essere richiesta dal soggetto tramite un avvocato. Uno specialista in risarcimento danni su persone saprà come muoversi per far ottenere a chi lo richiede una rendita adeguata al danno subito.
La rendita può essere richiesta non solo dal danneggiato in prima persona, ma anche da eventuali eredi o superstiti. Rivolgersi ad un avvocato che conosca il campo è indispensabile perché ci troviamo in territori legislativi molto complessi e con poco di scritto.