I fondi pensione offrono la possibilità di evitare una situazione di difficoltà finanziarie durante la vecchiaia.
Il fondo pensione rappresenta uno strumento per costruire nel tempo un capitale supplementare da utilizzare come integrazione alla pensione pubblica futura.
I fondi pensione, con i Piani individuali pensionistici (PIP), fanno parte della previdenza complementare, un sistema di forme pensionistiche che mettono insieme risparmio previdenziale per avere una pensione integrativa. Questa previdenza è chiama “complementare” in quanto costituisce un’aggiunta alla pensione pubblica.
La differenza tra fondi aperti e fondi chiusi: cosa c’è da sapere
Esistono diverse tipologie di fondi pensione, ovvero fondi pensione chiusi e fondi pensione aperti. I fondi pensione chiusi, noti anche come fondi negoziali o di categoria, sono dedicati a specifiche categorie di lavoratori.
Ogni contratto nazionale di lavoro prevede un fondo chiuso dedicato a una determinata categoria (ad esempio, il settore metalmeccanico ha un fondo pensione chiuso diverso da quello del settore farmaceutico). I fondi pensione aperti, al contrario, sono accessibili a tutti e non si registrano restrizioni per lavoratori autonomi o dipendenti. Per aderire a un fondo pensione aperto, basta fare versamenti durante l’anno e mantenere questa pratica per tutto il periodo di adesione al fondo.
L’importo e la frequenza dei versamenti possono essere cambiati dal sottoscrittore, ad esempio mensilmente o trimestralmente, e non esistono minimi obbligatori, anche se in qualche caso sono richieste cifre contenute come 50 euro. Nel caso del fondo pensione chiuso, l’adesione avviene attraverso il versamento del TFR (Trattamento di fine rapporto) maturando, ovvero la quota di TFR accumulata dall’adesione al fondo in poi.
Inoltre, il lavoratore può decidere di versare un contributo personale il cui importo è stabilito dai contratti collettivi di lavoro. Sebbene tali contributi possano variare da contratto a contratto, in media si parla di un 1% dello stipendio lordo annuo. Ad esempio, se lo stipendio lordo annuo è di 30.000 euro, il contributo richiesto sarà di 300 euro all’anno (cioè 25 euro al mese). Se il lavoratore decide di effettuare questo contributo personale, l’azienda verserà a sua volta un ulteriore contributo a favore del dipendente. Anche in questo caso, il contributo del datore di lavoro varia in base ai contratti collettivi, ma in media corrisponde al 1% dello stipendio annuo del lavoratore. I versamenti effettuati sia nei fondi pensione aperti che in quelli chiusi sono deducibili fiscalmente, offrendo un vantaggio per chi li effettua.