Gli stipendi bassi dei giovani alimentano l’Inps con pochi contributi: occorre scegliere per tempo forme complementari o integrative
Il tempo in cui la pensione statale erogata dall’Inps garantiva un avvenire sicuro per il ceto medio è purtroppo tramontato, precisamente da quando il numero dei pensionati è talmente cresciuto, con l’aumentare dell’età media, che i nuovi lavoratori non possono coprire la spesa delle pensioni con i loro contributi.
Paradossalmente, il sistema ha funzionato così bene, anche grazie ai successi della medicina, che non può mantenere se stesso. Di conseguenza, sin dagli anni Novanta, è stato necessario porre rimedio a un futuro incerto, caratterizzato da pensioni magre. E’ possibile, comunque, costruirsi un secondo vitalizio, sempre che si compiano le scelte adeguate.
Seconda pensione, una necessità dei tempi moderni
La soluzione consiste nella previdenza complementare, che affidando i risparmi all’andamento dei mercati azionari nazionali e internazionali e rispettando i consolidati criteri degli investimenti con rischio calcolato e su lungo termine, è in grado di offrire rendimenti adeguati alle necessità, aggiungendosi così, senza sostituirlo, al vitalizio Inps e alla cassa mutua della categoria professionale, per chi ne ha una.
Ogni iscritto alla previdenza complementare può indirizzare i propri versamenti, scegliendone la quantità secondo il reddito e la propria attitudine al risparmio, su un conto dal quale vengono indirizzati ai mercati finanziari.
Gli investimenti di questo tipo sono gestiti da esperti che li diversificano, ripartendoli tra titoli di stato, azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni di investimento, in modo da poter sopportare i saliscendi delle Borse. Le azioni infatti reagiscono rapidamente e vistosamente, facendo ottenere guadagni o perdite di rilievo, mentre le obbligazioni hanno un carattere per così dire più pigro, mentre i titoli di stato presentano grafici ancora più lineari.
L’incremento graduale della capitalizzazione, mese per mese, permette inoltre di inserire nuovo valore in ogni fase di mercato, sfruttando quindi sia le onde di crescita che i momenti di declino. Le scelte strategiche vengono compiute dal cittadino, che decide quanto investire e in che modo, puntando più sulle azioni o le obbligazioni o i titoli di stato o i fondi comuni, mentre la gestione tecnica, naturalmente, spetta agli intermediari.
L’effetto è generalmente positivo, proprio perché sono gli stessi fondi pensione, grazie alla continuità nel lungo termine dei versamenti mensili, a garantire stabilità al mercato. Il sistema dunque premia se stesso, a patto che ciascuno segua correttamente le regole del gioco. Uno dei princìpi fondamentali è infatti la conservazione del capitale investito, che non può essere ridotto e disperso tra le montagne russe delle borse di tutto il mondo.
Il compito di vigilare è stato affidato alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP), organo di controllo creato dallo Stato per legge, autorità amministrativa indipendente con funzioni regolative per assicurare la trasparenza e la correttezza delle operazioni. Il sito dedicato, www.covip.it, contiene infatti una sezione divulgativa, con due guide, e altri strumenti d’informazione. Il sito istituzionale inoltre presenta la normativa del settore e pubblica ogni anno una relazione tecnica. Il cittadino non è solo nel momento della scelta, anche perché può rivolgersi a un consulente finanziario indipendente.
Trasparenza, vigilanza e nuove opportunità
E’ la legge a consentire al cittadino, nel momento in cui va in pensione, di vedersi liquidare la rendita cui ha diritto, commisurata ai risparmi versati e all’andamento dei mercati. Si può ricevere una liquidazione totale o parziale, in un solo momento, oppure un vitalizio mensile. Si tratta dunque di una scelta che dà risultati considerevoli nel lungo termine, sommandosi alla pensione statale, che comunque rimane un diritto acquisito dal cittadino.
In questo modo ci sono categorie che per la prima volta possono costruirsi agevolmente un vitalizio a regola d’arte, compresi anche profili che non potevano essere presi in considerazione dall’Inps. Fra i titolari delle nuove forme previdenziali ci sono infatti lavoratori autonomi, professionisti, titolari di redditi che non provengono dal lavoro, soci di cooperative, dipendenti pubblici e privati e familiari a carico dei lavoratori. Chiunque può contare sulla previdenza, a patto di effettuare accantonamenti costanti nel corso degli anni, potendo contare, nel peggiore dei casi, almeno sulla restituzione del capitale.
La flessibilità del sistema integrativo o complementare offre inoltre la possibilità di richiedere anticipazioni fino al 75%, dopo un periodo di almeno cinque anni, o anche un riscatto parziale del 50% se non totale, nel caso in cui non sia più giustificato l’investimento, ad esempio in un eventuale, malaugurato periodo di disoccupazione. Ci sono poi vantaggi fiscali, grazie alla deduzione del reddito imponibile con tassazione degli interessi al 20%, oltre alla libertà di adesione, di contribuzione e di trasferimento dell’investimento stesso.