Il Governo ragiona su un piano incentrato sulle pensioni e sui giovani: ecco di cosa si tratta, la ragione e i dettagli.
Sono tanti e diversi gli aspetti all’attenzione del Governo, che tra questi ragiona anche su un piano legato ai giovani e alle pensioni, per evitare che in un futuro possa aver luogo una “bomba sociale”: gli aspetti da sapere.
C’è il rischio che nei decenni a venire possa verificarsi una “bomba sociale“, per quanto riguarda giovani e pensioni, e l’intenzione dell’Esecutivo è di evitare che ciò accada, andando ad assicurare adeguata “copertura previdenziale” alle generazioni legate a carriere discontinue nella fase, odierna, del contributivo.
È bene sottolineare che non si tratta di un piano definito, come spiega il Sole 24 Ore, ma è qualcosa a su cui l’Esecutivo riflette, pensando di sottoporlo ai sindacati prima che sia varata la manovra in autunno. L’intenzione, per affrontare i suddetti temi, riguarderebbe la realizzazione di forme di garanzia per la previdenza pubblica, e di un accesso agevolato ed incentivato a pensioni integrative.
Fu proprio il Presidente de Consiglio durante l’incontro alla fine del maggio scorso con le parti sociali, a spiegare l’intenzione del Governo di concentrare i propri sforzi sulle pensioni future, tenendo chiaramente presenti i vincoli della finanza pubblica. Anche per tale ragione si guarda a rilanciare la previdenza integrativa che al momento vede crescere e non calare l’età media degli scritti. Da 46.1 a 47 anni, negli ultimi 5.
In base ad una simulazione della Corte dei Conti, con punto di partenza di un campione INPS riguardo quarantenni in attività, si legge che rispetto allo “zaino previdenziale”, soltanto chi è assunto nelle Forze Armate e nel settore della sanità, può aspirare ad una pensione pubblica accettabile.
Quelli dalla maggior fragilità sarebbero nel lavoro autonomo e particolarmente para-subordinati e coltivatori diretti, così come le lavoratrici private.
È possibile che la nuova riforma delle pensioni arrivi non prima del 2025, anche in relazione alla poca disponibilità di risorse dell’esecutivo. Ad ogni modo, l’anno prossimo dovrebbero prendere il via taluni interventi, a seguito di un preventivo incontro con le parti sociali.
Prima della fine dell’attuale mese dovrebbero ricominciare i lavori sulla previdenza, rispetto agli anticipi di pensione.
Lo scopo del Governo è principalmente dar vita ad un percorso che possa consentire ai giovani del contributivo una copertura da pensione accettabile, non scontata ad oggi. Un piano su giovani e pensioni, per così dire, che dovrebbe riguardare forme di garanzie e misure specifiche.
Ad esempio il riscatto ultra-agevolato della laurea ed incentivi e sconti dal punto di vista fiscale per l’accesso più semplice a forme di previdenza complementare. Dall’ultima relazione annuale COVIP emerge che ai fondi pensioni hanno accesso troppi pochi giovani, coloro cioè che, quantomeno sulla carte, necessiterebbero maggiormente della costruzione di un paracadute previdenziale.
I dai aggiornati alla fine dell’anno scorso, indicano che soltanto il 18.8% di chi è iscritto a forme di previdenza integrativa ha un’età minore di trentacinque anni. Il 48.9% è appartenete alla fascia di 35-54 anni. Il 32.3% ha quantomeno 55 anni.
COVIP rimarca che dal 2018 al 2022 si è visto un progressivo spostamento dalle età al centro in direzione di quelle maggiormente anziane, circa 5 punti percentuali.Pur se quella più giovane, under 35, fa segnare una crescita di 1.1 punti percentuali.
Al contempo, il dossier COVIP analizza anche le oscillazioni, di tipo anagrafico, in base alle varie condizioni professionali. Dal 2018 al 2022, per i lavoratori dipendenti con iscrizione alla previdenza complementare, a crescere è l’età media, da 46.1 a 46.8.
Riguardo gli autonomi, cresce da 49.6 a 52 anni. Soltanto il 7% degli aderenti autonomi, viene spiegato, è under 35 al confronto dell’8.2% di 5 anni or sono. Al contempo, l’incidenza dei dipendenti under 35 è aumentata dal 16 al 17.3%. Per quanto riguarda gli ultra 55, si tratta del 45% fra gli autonomi, e 29.1% fra i dipendenti.
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