I risparmiatori italiani spesso ignorano che esistono altre possibilità di investimento oltre i conti deposito: alla scoperta dei pronti contro termine.
La maggior parte degli italiani affida i propri risparmi ai conti correnti. Negli ultimi anni è relativamente cresciuto il mercato dei conti deposito e obbligazioni, senza che tali investimenti siano riusciti a offrire vantaggi reali ai risparmiatori. Ci sono forse delle valide alternative.
In pochi, per esempio, hanno ancora scoperto i pronti contro termine. Di cosa si tratta? Di base abbiamo a che fare con contratti nei quali il venditore cede in cambio di denaro un certo numero di titoli a un acquirente impegnandosi a riacquistarli a un prezzo concordato e a una data predeterminata.
I pronti contro termine sono descritti spesso come una modalità d’investimento adatta per i clienti delle banche: contratti più redditizi sia dei conti deposito e dei conti correnti. E tantissime banche stanno premendo affinché i loro clienti si affezionino a questi contratti ancora poco conosciuti.
La sitazione è critica, e c’è chi paventa che le banche possano far ricadere sui clienti parte degli aumenti dei tassi d’interesse di questi mesi. Mentre crescono a dismisura i tassi, i conti correnti continuano a offrire ai clienti in media interessi dello 0,29% contro lo 0,02% di un anno prima. Va male anche per i conti deposito, passati da 0,32% a 0,64%.
Tenendo in considerazione l’inflazione che viaggia intorno al 7,6%, è evidente che i risparmi dei clienti stiano perdendo potere d’acquisto a ritmi sempre troppo alti. Una soluzione, secondo alcuni, potrebbe essere quella di convertirsi proprio ai pronti contro termine.
Pronti contro termine: investimento da opporre ai conto correnti e alle obbligazioni
Stando ai dati forniti da Unimpresa, a marzo i pronti contro termine ammontavano a 110,8 miliardi di euro. Cioè un valore a più 4 miliardi su base annua e pari al 6% dell’intera raccolta. E ad aprile riconoscevano agli investitori un tasso medio del 2,62%, in rialzo evidente dall’1,22% di un anno prima. Anche se rispetto all’inflazione le percentuali sono ancora bassissime, si nota subito una grande differenza dalle percentuali di interessi dei conti correnti e dei conti depositi.
Ma come funzionano di preciso i pronti contro termine? Questi strumenti finanziari venduti da banche o intermediari rivelano asset sottostanti come obbligazioni e titoli di stato. Il venditore, come anticipato, s’impegna a riacquistare tali strumenti non oltre i dodici mesi a un prezzo già deciso in partenza.
Per questo tale investimento è indicato per chi vuole impegnare i soldi nel breve periodo. Chi investe riceve sempre un rendimento per avere fornito al venditore liquidità almeno pari al rendimento offerto dai titoli sottostanti.
Le banche hanno convenienza a puntare su questi strumenti per regolare la liquidità. E infatti cresce la proposta per attirare clienti e dirottarli verso questi investimenti. Si tratta di monetizzare nel breve titoli che altrimenti non potrebbero produrre guadagno immediato.
Va ricordato che i pronti contro termine richiedono l’apertura di un conto titoli con annesso pagamento dell’imposta di bollo dello 0,20% all’anno. E non rientrano tra gli asset garantiti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi fino a 100.000 euro.