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Tassa successione, case e soldi: tante novità e bisogna stare attenti ai rischi

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Giuseppe F.

Sono in arrivo importanti modifiche sulle tasse che colpiscono le eredità e la successione di case, beni e liquidi.

L’imposta di successione è una tassa dovuta allo Stato da parte degli eredi e dei legatari, ovvero tutti coloro che ricevono un bene o un diritto per testamento o per legge. Tale imposta si paga, in generale, in base alla propria quota di eredità.

Modifiche tasse di successione
Nuova legge: ecco le modifiche alle tasse di successione – ilovetrading.it

I pagamenti delle tasse su eredità e successione stanno però per cambiare. Per essere semplificati dal punto di vista burocratico, secondo il Governo. Ma c’è chi paventa che, con la nuova legge, potrebbero venire a galla nuovi rischi per la successione di un’eredità. Quando si ottiene un’eredità per via diretta o per lascito testamentario bisogna presentare la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate. Questa operazione compete a tutti gli eredi legittimi destinatari dell’eredità di un defunto. A questo punto arriva il momento di procedere al pagamento delle dovute imposte e delle tasse sull’eredità.

La novità è che, con la nuova legge in arrivo, presto potrebbe cambiare il calcolo con cui finora gli italiani sono stati abituati a trattare tutte le tasse su eredità e successione. L’ordinamento vigente impone ancora il versamento dell’imposta di successione attraverso aliquote differenti a seconda di chi riceve l’eredità. Tali imposte vanno però pagate solamente nel momento in cui il lascito superi determinate soglie di valore.

Si versa per esempio il 4% per coniuge e parenti in linea retta, per una franchigia di un milione di euro per ciascun beneficiario. Poi si deve il 6% per gli altri parenti fino al quarto grado, affini in linea retta, e affini in linea collaterale fino al terzo grado, per una franchigia di centomila euro per ciascun fratello o sorella. Infine l’8% nei confronti degli altri soggetti, con franchigia a settantamila euro.

Tasse di successione: novità in arrivo, ecco cosa cambia e quali sono i rischi per gli eredi

In generale, allorquando non si superano le soglie illustrate, l’imposta sulle successioni non si paga. Quindi, sia nel caso di eredità di soldi che di case o altri immobili, i limiti sono identici dal punto di vista economico. C’è un però. Nella fattispecie delle eredita immobiliari è sempre previsto il pagamento dell’imposta ipotecaria, pari al 2% del valore catastale dell’immobile.

Semplificazioni: cambiano le tasse di successione
Cambia il calcolo delle tasse per la successione – ilovetrading.it

Invece, se si tratta di prima casa (per chi riceve la donazione o l’eredità), l’imposta di registro è pari a 200 euro, sempre. Cifra a cui aggiungere la parcella del notaio per l’atto di trasferimento della proprietà della casa.

Ci sono poi tanti altri piccoli tributi dovuti per la successione. Come l’imposta di bollo di ottantacinque euro. Oppure la tassa di trentadue euro per ogni attestazione che dimostra l’avvenuta presentazione della successione. O la tassa di diciotto euro circa per l’esame della dichiarazione di successione ai fini della sua trascrizione…

L’annunciata modifica di legge potrebbe ora portare all’autoliquidazione dell’imposta di successione. Per il Governo Meloni si tratta sostanzialmente di snellire gli adempimenti burocratici riguardanti le tasse di successione. Ma non tutti sembrano così entusiasti della novità. Il rischio più grosso, secondo i critici, è quello di commettere errori di calcolo, e di andare poi incontro a sanzioni pesanti.

La nuova proposta contenuta nella delega fiscale prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva, eventualmente in misura fissa, dell’imposta di bollo, delle imposte ipotecaria e catastale, dei tributi speciali catastali e delle tasse ipotecarie. Questo per gli atti soggetti all’imposta di registro e all’imposta sulle successioni e donazioni e per le conseguenti formalità da eseguire al catasto e nei registri immobiliari.

Il Governo ha anche proposto che sia il contribuente da solo ad effettuare il calcolo. E proprio qui nasce il rischio di commettere errori e dunque di venire investiti da una sanzione amministrativa (che, di solito, va dal 100% al 200% della differenza di imposta risultante).

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