Dal Governo ci sono tante novità riguardanti le pensioni, cosa sapere sulle nuove misure e le nuove cifre nel 2023.
Il Governo è al lavoro sia per risolvere l’annoso problema del mercato del lavoro, sia sulle pensioni. In questi giorni sono è in corso la definizione di nuove politiche previdenziali e sugli importi e le uscite anticipate dal lavoro.
I contenuti a proposito delle riforme pensionistiche potrebbero trovarsi nella Manovra Finanziaria o in un’apposita politica sul tema, anche se, tuttavia, bisogna trovare risorse economiche per rivedere l’attuale legge pensionistica. Da questo mese, però, ci sono importanti novità sulle pensioni anticipate.
Dal Governo Meloni le novità sulle pensioni a giugno
Per chi intende andare in pensione prima, dal mese di giugno c’è un nuovo sistema di riunione dei contributi previdenziali versati da diversi enti, come le casse private previdenziali. Questa novità riguarda i lavoratori autonomi che possono riunire i contributi versati senza costi.
Ricongiungere i contributi previdenziali rappresentava un onere per il lavoratore, ma con questa novità sarà possibile andare in pensione senza sostenere costi. Tuttavia, questo potrebbe comportare una riduzione dell’importo pensionistico a causa del tasso di ricalcolo. Questo ammonta al 4,5% a causa dell’inflazione.
Altre novità riguardano le misure che sono state introdotte per poter andare in pensione prima del dovuto. Nel 2024 ci saranno novità volte al superare parte della Legge Fornero. Una di questa è quella di estendere la possibilità di andare in pensione, a prescindere dall’età, con 41 anni di contributi. Questa misura si chiama Quota 41 e il Governo è attualmente al lavoro per estendere le categorie dei lavoratori che possono beneficiarne.
Attualmente chi ne beneficia sono poche persone, ovvero i cosiddetti lavoratori precoci, ovvero aver accumulato 12 mesi di contributi entro i 19 anni di età. Altre categorie sono: invalidi civili da 74%, disoccupati, caregiver che da almeno 6 mesi assistono un famigliare invalido, i cosiddetti dipendenti di lavori usuranti o i notturni.
Una misura bocciata è quella del ripristino dell’opzione donna, che consentiva di andare in pensione a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome, a prescindere dai figli e con almeno 35 anni di contributi. Attualmente, tuttavia, la riforma è in discussione, soprattutto quelle riguardanti alle disparità pensionistiche.
Questo mese, infatti, sono state discusse tante misure riguardanti la pensione anticipata e sono stati programmati gli incontri con i sindacati e rappresentanti dei lavoratori. Questi sono necessari per ridefinire in tempo le nuove misure sulla pensione e sulle novità al riguardo del pensionamento anticipato.