Intelligenza Artificiale e criptovalute sono in cima ai pensieri l’UE: sulle monete digitale ecco una chiara presa di posizione.
Si è opposta con fermezza al modus operandi di Apple sui cavi dei dispositivi con una legge a fine 2022, costringendo di fatto il colosso di Cupertino ad adeguarsi all’USB-C (entro il 2024), pena l’impossibilità di rilasciare Melafonini e simili nel Vecchio Continente.
Sta monitorando con estrema attenzione gli sviluppi delle varie Intelligenze Artificiali, che in questo 2023 sono ulteriormente esplose. Basti pensare a ChatGPT, oggetto di chiarimenti (su alcune tematiche, vere e proprie limitazioni) perfino dal Garante italiano.
Ora dall’Unione Europea arriva una presa di posizione su un mondo altrettanto affascinante ma pericoloso, da normalizzare, nel tentativo di mettersi al passo con le aziende tecnologiche e le giovani generazioni di consumatori. In tal senso va registrata una inversione di tendenza da parte delle banche centrali, che ora stanno finalmente iniziando a prendere sul serio le valute digitali.
Paesi come Svezia, Cina e India hanno istituito valute digitali pilota, rispettivamente corona elettronica, yuan elettronico e rupia elettronica. Si sta arrivando, dunque, dallo stesso punto di partenza, perseguendo però scopi differenti. In Svezia, l’obiettivo è indagare sulla possibile transizione dalle banconote a una valuta digitale, in Cina si punta a consentire allo stato di controllare meglio l’economia al dettaglio. In India si sta tentando di facilitare un’ampia gamma di transazioni. Negli USA si va più coi piedi di piombo: per loro la priorità è quella di un’accurata analisi sulle potenziali ripercussioni di una eventuale valuta digitale. E in Europa?
Nel Vecchio Continente si sta attualmente accarezzando l’idea di lanciare la propria valuta digitale, l’e-euro. Appunto. Nelle intenzioni della BCE c’è questa idea, che fornirebbe un’alternativa digitale ai metodi di pagamento già esistenti, ma con maggiore sicurezza e presumibilmente minore volatilità: l’e-euro verrebbe tenuto in portafogli digitali, con transazioni facilitate dall’uso della blockchain.
Le intenzioni sono quelle di non limitare la sua quantità complessiva – ossia il numero in circolazione – delle crypto, a differenza di bitcoin e simili che non sono emessi dalle banche centrali, quindi sono in numero limitato. Per la loro creazione (e circolazione) bisogna affidarsi al “mining”, un processo ad alta intensità energetica che comporta la risoluzione di problemi matematici estremamente complicati. Non accadrebbe questo per l’e-euro, poiché sarebbe regolamentato dalla Banca centrale europea e collegato direttamente all’euro stesso. Non ci sarà alcun tasso di cambio, sarebbe semplicemente l’euro in un altro formato. Una crypto insomma, ma diversa dalle crypto.
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