Alcuni lavoratori hanno il privilegio di poter andare in pensione a 59 anni. Ma si tratta di un vero vantaggio o ci sono dei pericoli?
Smettere di lavorare molto prima dei 67 anni di età non è un sogno, ma una concreta possibilità riservata ad alcune categorie di lavoratori.
È rivolta, ad esempio, agli appartenenti alle forze dell’ordine, al personale militare, alle lavoratrici (dipendenti e autonome) e a coloro che hanno cominciato a lavorare molto presto. In tutti questi casi, tuttavia, è necessario possedere un determinato requisito contributivo. Le misure, dunque, non sono accessibili a chiunque.
Il personale militare e delle forze di polizia ha la facoltà di andare in pensione a 58 anni, con almeno 35 anni di contributi. In alternativa, può accedervi con 41 anni di contribuzione. Chi, dunque, ha cominciato a lavorare a 18 anni può smettere a 58-59 anni. In ogni caso, la pensione decorre dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti (cd. finestra mobile).
Anche le contribuenti possono andare in pensione in anticipo, grazie a Opzione Donna. Dopo le modifiche apportate dalla Legge di Bilancio 2023, possono usufruirne solo le invalide al 74%, le caregivers e le licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Sono richiesti 60 anni di età e 35 anni di contribuzione. La legge, tuttavia, prevede uno sconto anagrafico legato al numero di figli. Le lavoratrici con un solo figlio, infatti, possono accedere al pensionamento a 59 anni, mentre quelle con 2 o più figli a 58 anni.
Anche in questo caso, bisogna attendere una finestra di 12 mesi, se si è una lavoratrice dipendente, oppure di 18 mesi se si è una lavoratrice autonoma.
Bisogna sottolineare, tuttavia, che non tutti i contributi accreditati valgono ai fini del diritto a Opzione Donna. Sono, infatti, esclusi i periodi di aspettativa, di malattia e di disoccupazione, cioè quelli coperti da contribuzione figurativa.
Pensione anticipata per i lavoratori precoci: incredibile, non è richiesto alcun limite di età
Con 59 anni di età anagrafica possono andare in pensione anche i lavoratori precoci, ossia coloro che hanno cominciato a lavorare da giovani e che hanno versato almeno un anno di contributi prima del compimento dei 19 anni.
Se, infatti, hanno iniziato la propria professione a 18 anni, potranno smettere a 59. Tale categoria può accedere a Quota 41 precoci, che prescrive il possesso di 41 anni di anzianità contributiva.
La domanda per usufruire della prestazione va inoltrata all’INPS entro il 1 marzo di ciascun anno; se, tuttavia, ci sono fondi economici residuali, la richiesta si può presentare anche entro il 30 novembre.
Questo strumento di flessibilità in uscita non è, però, rivolto a chiunque, ma solo alle seguenti categorie di soggetti:
- disoccupati da almeno 3 mesi, in seguito a perdita involontaria del posto di lavoro;
- caregivers, da almeno 6 mesi, del coniuge o di un parente di primo grado affetto da handicap grave;
- invalidi civili con una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%;
- addetti ai lavori usuranti da almeno 6 anni, negli ultimi 7 prima della domanda di pensionamento;
- lavoratori notturni per almeno 64 notti l’anno.