Le ferie sono un diritto irrinunciabile, ma vanno godute nel rispetto di principi fondamentali. Ecco le regole per evitare sanzioni.
Le ferie retribuite costituiscono un diritto tutelato direttamente dalla Costituzione italiana, all’articolo 36.
Svolgono un’importante funzione, ossia quella di consentire ai lavoratori di preservare la propria salute psico-fisica, di recuperare le energie spese durante lo svolgimento dell’attività professionale e di dedicarsi alla vita familiare e sociale.
È il legislatore che, con il D.Lgs. n. 66/2003, fissa l’ammontare minimo di ferie che spetta a ciascun lavoratore.
Oltre al riposo settimanale, infatti, i dipendenti devono beneficiare di un periodo retribuito di pausa annuale, non inferiore a 4 settimane. I Contratti Collettivi di Lavoro, tuttavia, possono prevedere anche un periodo aggiuntivo di ferie.
Molto spesso capita che un lavoratore non riesca ad utilizzare tutte le settimane di ferie che ha a disposizione e, dunque, accumula ferie non godute. Il legislatore prevede una specifica modalità in cui i dipendenti devono assentarsi dal lavoro. In particolare, due settimane devono essere consumate entro l’anno di maturazione (anche in maniera consecutiva). Le altre due settimane, invece, possono essere sfruttate anche successivamente, ma non oltre i 18 mesi seguenti l’anno di maturazione.
Ma cosa succede se non si rispetta tale calendario? Quali sono i rischi per il lavoratore?
Il diritto alle ferie è irrinunciabile: cosa rischiano lavoratore e datore in caso di irregolarità?
Entro il 30 giugno 2023, i datori di lavoro devono concedere ai propri dipendenti la fruizione delle ferie maturate e non ancora godute nei 18 mesi antecedenti, cioè quelle maturate dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021. La programmazione delle ferie è un’operazione molto delicata, perché in base ad essa dovrà essere organizzata l’attività produttiva dell’azienda.
Entro il 30 giugno, inoltre, devono controllare che i lavoratori abbiano usufruito di tutte le ferie, altrimenti dovranno corrispondere la contribuzione all’INPS entro il 20 agosto. Il mancato godimento delle ferie spettanti, dunque, ha delle gravi conseguenze economiche per il datore di lavoro. A quest’ultimo, inoltre, potranno anche essere irrogate pesanti sanzioni.
Se la violazione del diritto di ferie persiste da più di 4 anni e coinvolge almeno 10 lavoratori, il datore, oltre a dover pagare i contributi all’INPS, può essere multato con una sanzione pecuniaria fino a 5.400 euro.
Per il lavoratore, dunque, non sono previsti oneri nel caso di ferie maturate e non godute. È importante specificare, tuttavia, che le ferie obbligatorie per legge, accantonate e non utilizzate non possono essere monetizzate a favore del dipendente.
Il lavoratore, dunque, può solo eventualmente agire in giudizio nei confronti del datore, per ottenere il risarcimento dei danni derivanti dalla mancata fruizione del periodo di riposo.
Per evitare qualsiasi tipo di inconveniente, il datore di lavoro può elaborare un piano di ferie, sulla base di tutte le necessità dei propri dipendenti e delle esigenze organizzative dell’azienda.