Si parla da settimane di una possibile riforma delle pensioni, ma cosa potrebbe cambiare per i pensionati a partire dal 2024? Ecco quali sono le intenzioni del governo Meloni in tal senso
Non solo la riforma fiscale, il governo Meloni intende agire anche sulle pensioni con una riforma ad hoc in merito alla quale i tavoli di confronto con i sindacati sono già stati avviati da tempo. Confronti che nelle prossime settimane dovrebbero riprendere per verificare dove si possa metter mano per rendere l’attuale sistema pensionistico più flessibile.
Questo consentirà, a conti fatti, di capire quale sia la platea di persone che ne potrà trarre, a partire dal prossimo anno, un concreto beneficio. Il tema principale, sia per l’esecutivo che per le parti sociali, riguarda le uscite anticipate, tema che riguarda coloro i quali con le regole attuali dovranno attendere ancora alcuni anni prima di poter andare in pensione.
Pensioni, cosa può cambiare? Le ipotesi allo studio del Governo Meloni
Per avere un’idea delle ‘dimensioni’ della riforma tutto dipenderà da quanto il governo deciderà di stanziare. Stimando una somma compresa tra gli 8 ed i 10 miliardi di euro, ad esempio, l’esecutivo potrebbe spingere per il superamento della legge Fornero già a partire dal 2024 facendo in modo che, indipendentemente dall’età anagrafica, ogni lavoratore possa accedere alla pensione con 41 anni di contributi. Ma affiancando a quota 41 anche la possibilità di prorogare l’Ape sociale per un altro anno e di reintrodurre le vecchie regole per Opzione donna. E, il budget lo permetterebbe, fare un piccolo passo in avanti anche dal punto di vista delle pensioni minime, tema questo molto caro a Forza Italia che spinge affinché entro la fine della legislatura raggiungano la soglia dei mille euro.
Questo è chiaramente solo un possibile scenario ma secondo gli addetti ai lavori le possibilità che possa concretizzarsi sono difficili; il motivo è legato al fatto che il governo sta cercando 10 miliardi per un’altra priorità ovvero la conferma strutturale del taglio del cuneo fiscale ed è improbabile che possa stanziare la medesima cifra per le pensioni.
Pensioni, gli scenari con risorse limitate
Qualora le risorse fossero comprese tra 4 e 8 miliardi l’esecutivo potrà effettuare solo alcuni interventi mirati, limitandosi ad esempio solo a Quota 41, eliminando Opzione donna, prorogando Ape sociale di un solo anno e confermando gli aumenti delle pensioni minime già stabiliti per il 2023. Il terzo scenario infine, in caso di stanziamento inferiore ai 4 miliardi, porterebbe a rimandare il discorso di Quota 41 confermando invece per un altro anno Quota 103 (41 anni di contributi e almeno 62 anni di età). Dovrebbe essere prorogata l’Ape sociale mentre scomparirebbe Opzione donna e potrebbe essere a rischio anche l’incremento delle pensioni minime per gli over 75.
Per saperne di più il governo dovrà attendere i lavori dell’Osservatorio sulla spesa istituito presso il ministero del Lavoro con l’obiettivo di determinare “gli effetti di determinati provvedimenti in tema di esodi aziendali e ricambio generazionale”.