I contributi figurativi permettono di far fruttare i periodi bui. Ecco come andare in pensione nonostante cassa integrazione o periodi di disoccupazione.
Al giorno d’oggi non è semplice completare tutti i requisiti necessari per la pensione, soprattutto per quanto riguarda i contributi versati. Grazie al meccanismo dei contributi figurativi, però, possiamo far fruttare anche i periodi di inattività. Andiamo a vedere come.
Il mercato del lavoro italiano degli ultimi anni non è esattamente nelle migliori condizioni possibili. Per molti lavoratori è sempre più difficile trovare un’occupazione stabile che li porti avanti per tutta la vita e ci si deve accontentare di lavori a breve termine per cui magari si viene licenziati una volta esaurito il contratto. Questo porta molti lavoratori, soprattutto i più giovani, a restare per lunghi periodi in stato di disoccupazione o in cassa integrazione nel caso di fallimento dell’azienda in cui si lavora, periodi in cui non si possono versare contributi all’INPS.
Con la legge pensionistica attuale in Italia si può andare in pensione di vecchiaia una volta compiuti 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi versati all’INPS o ad un’altra cassa previdenziale. In più per chi ha cominciato a lavorare a partire dall’anno 1996, quindi chi ha la pensione calcolata unicamente con il calcolo contributivo, c’è l’ulteriore paletto che se non si è versato contributi sufficienti per avere un assegno pensionistico di almeno 1,5 volte l’assegno sociale non è possibile andare in pensione. Questo rende ancora più importante la necessità di accumulare contributi durante la propria vita lavorativa e proprio per evitare di perdere anni di contributi per accadimenti al di là del nostro potere personale esistono gli strumenti dei contributi figurativi.
Come funzionano i contributi figurativi
I contributi figurativi sono periodi di contribuzione che vengono riconosciuti a nome di un contribuente durante quei periodi di assenza di attività lavorativa per cui intervengono degli ammortizzatori sociali.
Questi possono essere periodi di stato di disoccupazione, periodi di congedo per malattia, di cassa integrazione, per il servizio militare obbligatorio, per chi deve sostenerlo, o dei periodi in carcere. Specificatamente per le donne si applicano anche nel caso di congedo di maternità.
Questi contributi non realmente versati sono, escluse eccezioni, validi sia per l’accesso al diritto alla pensione di vecchiaia sia per il calcolo dell’importo mensile della pensione stessa. Ricordiamo, infatti, che secondo il calcolo contributivo della pensione, il valore dell’assegno mensile di quest’ultima dipende unicamente dalla quantità di contributi che sono stati versati nel corso della vita lavorativa del contribuente.
Come fare domanda per i contributi figurativi
Generalmente la contribuzione figurativa viene assegnata d’ufficio. Questo significa che l’INPS accredita i contributi figurativi senza che il contribuente debba presentare domanda. Questo accade per i periodi di malattia, di disoccupazione, di congedo parentale e di maternità e per la cassa integrazione.
La domanda dei contributi figurativi serve in altri casi, come il periodo di servizio militare obbligatorio, periodi trascorsi nel servizio pubblico in seguito a un’elezione o per la maternità facoltativa. Va considerato, infine, che la contribuzione figurativa viene calcolata sull’80% della retribuzione globale di fatto di un lavoratore.