L’Alzheimer è una malattia neuro degenerativa che causa la perdita di alcune funzioni cognitive: ecco come sfruttare gli zuccheri per contrastare questa malattia.
Purtroppo l’Alzheimer è una malattia che colpisce alcune zone del cervello e va a limitare o addirittura far perdere alcune funzioni come la memoria, la capacità di linguaggio e il ragionamento.
Per il momento non esistono ancora delle cure definitive per l’Alzheimer, ma alcune terapie possono alleviare i sintomi e aiutare a migliorare la vita di chi ne ha colpito. Tra di esse, alcuni ricercatori del Karolinska Institute, che si trova in Svezia, hanno fatto una scoperta che ha permesso di avere un importantissimo alleato per riuscire a diagnosticare in maniera precoce l’Alzheimer.
Secondo questi studiosi si può arrivare a formulare una diagnosi precoce andando ad analizzare la quantità di glicani che sono presenti nel sangue e che sono associati ai livelli di tau. Fermiamoci un secondo per analizzare questi due termini: i glicani sono degli zuccheri che sono presenti sulla superficie delle cellule; mentre il tau è una proteina che aiuta con il funzionamento dei neuroni, ma che ostacola la comunicazione tra le cellule nervose quando non funziona correttamente, come nel caso della malattia di Alzheimer.
Per cui analizzare il livello dei glicani presenti nel sangue può essere un ottimo metodo per andare a realizzare uno screening precoce di questa malattia. Riuscire a intervenire precocemente potrebbe aiutare migliaia di persone ad avere una qualità di vita nettamente migliore durante il decorso della malattia. Come è possibile questo?
Visto che non esistono delle cure comprovate per combattere questa malattia, sono gli studi clinici a parlare e a dimostrare che le terapie di cui ci si avvale al momento sono in grado di contenere i sintomi quando vengono iniziate precocemente. Prima si riesce a intervenire e prima si potrà impedire che i collegamenti neuronali vengano interrotti per via del malfunzionamento della proteina tau.
In questo modo sarà possibile riuscire a aiutare le persone che sono più predisposte a sviluppare questa malattia, consentendo loro di avere una vita il più normale possibile, evitando che perdano completamente la memoria o la possibilità di comunicare con gli altri attraverso il linguaggio. Sperando che gli studi riescono a portare ad altri risultati, questo è il metodo migliore a cui possiamo fare affidamento oggi.
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