Basta inoltrare una semplice domanda per ottenere dall’INPS uno stipendio più alto di oltre il 9%. Sembra strano, ma è tutto vero. Per riuscirci bisogna però fare alla svelta.
Uno stipendio più alto di più del 9% (la percentuale esatta è del 9,19%): si può ottenere inoltrando una specifica domanda all’INPS. Non è un sogno e nemmeno uno scherzo, ma una possibilità concreta istituzionalizzata da una nota comparsa in Gazzetta Ufficiale dopo un decreto del Ministero del Lavoro. L’aumento è collegato a un bonus di cui si parla già da qualche tempo.
Bisogna dunque riferirsi alla principale novità introdotta dalla mini-riforma delle pensioni del 2023. E in base a ciò si può davvero ottenere un piccolo ma sostanziale aumento sullo stipendio, superiore al 9%. Tutto ciò che bisogna fare è presentare per tempo la domanda corretta all’INPS.
Da un punto di vista fiscale, l’aumento in questione è uno sgravio contributivo relativo ai contributi previdenziali che il lavoratore deve versare a suo carico durante l’attività lavorativa. E in questo modo, nelle tasche del lavoratore possono entrare ogni mese un po’ più di soldi, in base a quanto previsto dal bonus voluto dal Governo Meloni.
I lavoratori dipendenti, ogni mese, subiscono delle trattenute sul loro stipendio. Tali trattenute riguardano i contributi previdenziali da versare all’INPS. Una parte di questa somma è a carico del datore di lavoro e un’altra, in misura superiore al 9%, è a carico dello stesso lavoratore.
Un aumento di stipendio del 9%: ecco come si ottiene
La parte di contribuzione citata è proprio quella che un nuovo bonus permette di congelare nello stipendio. In pratica, ciò che un tempo veniva coattivamente prelevato dall’INPS ora resta nelle tasche del lavoratore, aumentandogli così il salario. Ma a chi vanno questi soldi? Purtroppo il bonus non è automaticamente erogato e non è disponibile per tutti.
Vale solo per quei soggetti che hanno completato il requisito di quota 103 senza sfruttare la pensione anticipata. Il bonus, quindi, arriverà, se richiesto, a lavoratori con almeno 62 anni di età che non vogliono ancora andare in pensione o non intendono sfruttare l’occasione della pensione anticipata flessibile prevista per la misura.
Si potrebbe dunque rappresentare come un incentivo pensato per chi decide di voler restare al lavoro. E infatti si parla di incentivo Marini, dato che l’idea è simile a quella che si applicò nel 2004 su iniziativa dell’allora Ministro del Welfare del Governo Berlusconi, Roberto Maroni. La differenza era che con Maroni il guadagno era molto più alto: l’aumento valeva oltre il 30% di stipendio lordo in più.
L’incremento del 9% dello stipendio per tutti gli anni di permanenza al lavoro del lavoratore che non va in pensione può dunque attivarsi dopo i 62 anni fino ai 67. E per ottenere l’aumento bisogna presentare una domanda all’INPS. Al momento bisogna anche attendere la circolare classica che l’INPS produce dopo una novità normativa in cui si dispongono le linee guida per ottenere lo sgravio.