Si discute ancora sul bonus per i lavoratori derivante dal taglio del cuneo fiscale. Questa settimana ci sono stati molti aggiornamenti importanti.
Il taglio del cuneo fiscale e la riforma del Fisco sono stati e sono tuttora un punto importante del programma del Governo. Nell’ultima settimana se ne è discusso approfonditamente, aggiungendo le necessità di riforme strutturali richieste dall’Europa.
Quella che è appena trascorsa è stata una settimana molto impegnativa per il Governo. La situazione dell’emergenza alluvioni in Emilia-Romagna ha richiesto tutta l’attenzione possibile, deviandola dalle importanti riforme che stanno venendo portate avanti in materia fiscale.
In cima alla lista delle priorità del Governo, dopo gli aiuti per la situazione di emergenza, c’è il bonus fiscale per i lavoratori dipendenti dovuto al taglio del cuneo fiscale. Inizialmente proposto a inizio anno, il taglio del cuneo fiscale doveva essere la risposta politica al problema dell’abbassamento del valore d’acquisto degli stipendi italiani, distrutti dalla guerra e dalla crisi economica che ha generato.
Il primo taglio dei cuneo fiscale si è posto in continuità con quello già effettuato dal precedente governo Draghi, con un taglio del 2% delle tasse sul reddito per i lavoratori dipendenti che hanno un reddito fino a 35.000 euro e un taglio del 3% per coloro che hanno un reddito fino a 25.000 euro.
Con il recente Decreto Legge sul Lavoro il Governo ha deciso di alzare le percentuali dei tagli, portandoli al 6% per chi ha un reddito fino a 35.000 euro e al 7% per chi ha un reddito fino a 25.000 euro. Questo si traduce in un aumento dello stipendio netto per tutti i lavoratori che possono beneficiare del bonus che va da 25 a 53 euro a seconda della fascia di reddito e dall’ammontare dello stipendio mensile.
Il nuovo taglio previsto dal Decreto Lavoro è attivo a partire dal 24 maggio 2023 per la felicità di tutti coloro che possono usufruirne, ma già l’Europa presenta qualche preoccupazione per il futuro.
Secondo Bruxelles le riforme italiane dovrebbero sopperire ai problemi strutturali del paese. Il taglio del cuneo fiscale, infatti, è previsto in scadenza con la fine del 2023, quindi, anche in questo caso, in via transitoria e non definitiva.
Il Giorgia Meloni aveva già promesso al momento dell’insediamento del suo Governo delle riforme strutturali per il paese, ma fino ad ora le riforme messe in campo sono tutte con una data di scadenza, sia questa più o meno lontana nel tempo. La stessa premier è intervenuta in risposta alle critiche dell’UE confermando che intende rendere queste riforme strutturali, a partire da quelle fiscali.
Il 26 maggio è scaduto il periodo di presentazione degli emendamenti per la legge delega. Adesso il Parlamento deve discutere di oltre 600 proposte arrivate anche dal Governo stesso. Da questa nuova legge delega ci si aspettano importanti novità come la riforma dell’IRPEF.
Ognuna delle riforme in programma si scontra però con la grave mancanza di risorse dovuta alle varie situazioni di emergenza che dalla pandemia ad oggi hanno colpito il paese. L’ultima è proprio l’emergenza alluvioni in Emilia Romagna, che richiederà un intervento attivo dello Stato portando via altre risorse fondamentali per le riforme fiscali.
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