Gli italiani sono preoccupati per l’eliminazione del Rdc, ma è stato utile per le politiche attive sul lavoro?
Il Reddito di Cittadinanza ha migliorato le condizioni economiche di tante famiglie italiane, che si trovavano in condizioni di svantaggio a causa delle difficoltà occupazionali.
La misura, introdotta, nel mese di marzo del 2019, dalla coalizione tra il Movimento 5 Stelle e la Lega, dando sostegno finanziario alle famiglie a basso reddito o in condizioni di povertà e promuovere l’inclusione sociale.
Tuttavia, il recente Governo, guidato dalla premier Giorgia Meloni, già in campagna elettorale aveva dichiarato guerra al Rdc, sostenendo che servirebbero misure più efficaci per l’inclusione sociale, partendo dalle politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro.
Una delle sue misure principali è stata infatti quello di abolire il Rdc, nei confronti delle persone in età lavorativa, per evitare di disincentivare l’occupazione. Questo è stato oggetto di numerose critiche, vista la condizione economica di tanti “occupabili”, a causa di un mercato del lavoro che non offre opportunità in modo omogeneo a tutti i cittadini. Per chi attendeva che la Meloni tornasse ai suoi passi c’è purtroppo una brutta notizia.
L’eliminazione del Rdc ha prodotto che più di 400mila famiglie italiane, pari a 615mila persone, nel mese di aprile hanno perso la copertura del Rdc. L’Assegno di inclusione sarà disponibile a partire dal prossimo gennaio e potrà essere richiesto solo dalle famiglie che presentano almeno una persona in una delle seguenti categorie: disabile, minorenne o over 60.
Una catastrofe per le persone considerate occupabili, ma che di fatto, per diversi motivi, sono escluse dal mercato del lavoro. Pensiamo al contesto sociale, al grado di istruzione, che sono dei fattori determinanti per l’inclusione.
Dal primo settembre, gli abili al lavoro tra i 18 e i 59 anni avranno diritto a ricevere un assegno di partecipazione ai progetti di formazione e ad altre politiche attive, non superiore a 350 euro. L’assegno sarà erogato per l’intera durata dei progetti o delle attività e potrà essere concesso per un massimo di 12 mesi, senza possibilità di ripetizione. Tuttavia, i requisiti per accedere alla misura sono molto rigorosi, in quanto l’Isee non dovrà superare i 6mila euro.
Il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, ha fornito un bilancio del suo mandato e del Reddito di cittadinanza durante la presentazione del suo libro “Il lavoro oggi la pensione domani” a Roma. Qui ha rilasciato delle dichiarazioni sulle nuove misure contro la povertà. Lui ha dichiarato che il sostegno alla povertà ha funzionato meglio rispetto all’inserimento nel mondo del lavoro, ma ha sottolineato che ciò è stato dovuto ai centri per l’impiego, ai comuni e alle politiche di inclusione.
Inoltre, il presidente ha sostenuto che il sostegno al reddito è ciò che l’Unione europea richiede da tempo e che il Reddito di cittadinanza era più efficace rispetto al nuovo strumento tarato sulla base di categorie. Tridico ha concluso affermando che il Reddito di cittadinanza dovrebbe essere rafforzato nelle politiche attive e lasciato sulla base delle condizioni socio-economiche.
Tridico ha citato il progetto di Milano, “Custodi del bello”, che ha fornito opportunità di lavoro come la pulizia dei giardini, come un esempio di progetto efficace che avrebbe potuto precedere il lancio del Reddito di cittadinanza.
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