Molti pensano che il lavoro logori e accorci l’aspettativa di vita. Ma è davvero così? Vediamo insieme cosa dice la scienza in merito.
L’età pensionabile in Italia è 67 anni con almeno 20 di contributi. Per molte persone lavorare così tanto è logorante e sostengono che possa influire negativamente sulla salute. Vediamo insieme cosa dicono gli esperti.
La maggior parte delle persone non vede l’ora di raggiungere il tanto agognato traguardo della pensione. In Italia attualmente è ancora in vigore la legge Fornero secondo cui si può andare in pensione a 67 anni se gli anni di contributi sono almeno 20; se manca il requisito contributivo si dovrà lavorare fino a 71 anni.
Ci sono poi diverse possibilità per ritirarsi prima dal lavoro come Quota 103 – che ha preso il posto della vecchia Quota 100 – Opzione donna, Ape sociale: tuttavia si rivolgono a cerchie piuttosto ristrette di lavoratori. La maggior parte di noi, volente o nolente, dovrà timbrare il cartellino fino ai 67 anni o addirittura oltre.
Pensione e aspettativa di vita: ecco la verità
Quasi tutti sono convinti che lavorare oltre i 60 anni abbia ripercussioni negative sulla salute e abbrevi l’aspettativa di vita. Ma è davvero così? I risultati di un nuovo studio scientifico sono sorprendenti.
In base ad un recente studio pare che più tardi si vada in pensione e più si viva. Questo, almeno, è ciò che hanno scoperto i ricercatori dell’Oregon State University secondo i quali, lasciare il lavoro molto presto sarebbe correlato al rischio di morire prima. Lo studio ha coinvolto 12.000 partecipanti ed è emerso che chi ha lavorato per più anni ha avuto meno patologie gravi e si è mantenuto più a lungo in uno stato di salute ottimale.
L’autore dello studio, il dottor Chenkai Wu, ha affermato che il lavoro porta vantaggi non solo economici ma soprattutto sociali e psicologici e che ha un impatto positivo sulla vita in generale. Il professor Robert Stawski dell’Oregon State University ha specificato che gli effetti positivi del lavoro sulla salute sono dovuti al fatto che chi continua a lavorare almeno fino a 65 anni, si mantiene più attivo sia fisicamente sia mentalmente e continua a porsi sempre nuovi obiettivi a differenza di chi va in pensione prima.
Tuttavia non è chiaro se i risultati di questo studio possano riferirsi ad ogni tipo di professione o soltanto ad alcune. Certamente continuare a svolgere fino a 67 anni un lavoro fortemente usurante non può che avere effetti negativi. Senza contare che più avanti si sposta l’asticella dell’età pensionabile e meno viene agevolato il ricambio generazionale nel mondo del lavoro. Infatti, per tutte queste ragioni, il Governo Meloni sta lavorando ad un’importante riforma delle pensioni che dovrà portare al supermeramento della legge Fornero già entro la fine di questa legislatura.