Nel Modello 730 vanno dichiarate le informazioni utili al Fisco per verificare i redditi percepiti. Sono compresi anche i libretti postali?
I libretti postali sono un ottimo prodotto finanziario perché vengono emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e sono garantiti dallo Stato. Sono utilizzati per depositare somme di denaro e, se collegati ad un conto corrente e forniti di IBAN, consentono all’intestatario di accreditare la pensione o lo stipendio.
Sono nominativi e possono anche avere più cointestatari maggiorenni, fino ad un massimo di quattro. Possono, inoltre, essere rilasciati in forma cartacea oppure dematerializzata. In quest’ultimo caso Poste italiane emette una “Carta libretto“, che funge da bancomat, per prelevare o versare denaro presso gli sportelli Postamat.
Ci sono due tipologie di libretti postali: il libretto ordinario e il libretto Smart, entrambi privi di costi di apertura e di gestione. Il libretto ordinario, tuttavia, riconosce interessi minimi (dello 0,001%) mentre il libretto Smart, per il quale bisogna vincolare una somma non inferiore a 1.000 euro per almeno 180 giorni, frutta interessi annui dell’1,50%.
È opportuno specificare che anche per i libretti postali esiste una tassazione sul denaro depositato. Nello specifico, è prevista la tassazione sugli interessi e l’imposta di bollo rapportata alle somme presenti. Sugli interessi maturati nell’intero anno solare si applica un’imposta sostitutiva IRPEF con aliquota del 26%. È una somma superiore rispetto a quella stabilita per i titoli di Stato e per i buoni postali fruttiferi, per i quali si applica l’aliquota agevolata del 12,50%.
L’imposta di bollo, invece, ammonta a 34,20 euro all’anno, solo nel caso in cui l’importo totale medio annuo dei libretti intestati allo stesso titolare abbia un valore superiore a 5 mila euro.
Libretti postali: che ruolo svolgono ai fini della Dichiarazione dei Redditi e del calcolo ISEE?
I libretti postali non vanno specificati nella Dichiarazione dei Redditi, né nel caso di presentazione del Modello 730 né nell’ipotesi del Modello Redditi. Il motivo è che tali prodotti sono tassati alla fonte, da parte di Poste Italiane, che effettua la trattenuta dalle somme depositate sul libretto e le corrisponde al Fisco, in qualità di sostituto d’imposta. Di conseguenza, l’intestatario del libretto non ha alcun obbligo di dichiarare le somme su di esso giacenti.
L’Agenzia delle Entrate già dispone di tutte le informazioni relative ai libretti tramite i dati inseriti all’interno dell’Archivio dei rapporti bancari e finanziari, un’apposita sezione dell’Anagrafe Tributaria. Poste Italiane e le banche, inoltre, aggiornano costantemente il Fisco, trasmettendo comunicazioni su conti correnti e altri strumenti finanziari.
È opportuno specificare, tuttavia, che le somme annue depositate sui libretti hanno una valenza ai fini dell’ISEE e devono essere indicate nella cd. DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica), il documento col quale viene determinato l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.
Per scoprire quanti soldi ci sono sul proprio libretto cartaceo, bisogna recarsi presso l’Ufficio Postale e compilare l’apposito Modulo di richiesta e ottenere, così, la relativa attestazione. Per i libretti dematerializzati, invece, è sufficiente accedere al portale online di Poste Italiane e consultare tutte le informazioni nella sezione “Documenti e contratti” della propria Area riservata.