Chi ha una pensione inferiore ai 2.000 euro non avrà più niente da temere. A breve potrebbe arrivare un aumento a dir poco sostanzioso
Il settore delle pensioni in vista di questo 2023 andrà incontro ad una profonda ristrutturazione. Per prima cosa dal punto di vista degli importi, che sono ad oggi una delle tematiche più delicate in assoluto da trattare. Dopodiché arriverà il momento delle categorie, altra questione delicata e non meno importante di quella citata sopra. Ma la sensazione generale, almeno per il momento, è che verrà data assoluta priorità all’aumento degli assegni pensionistici che sono bassi per forza di cose.
Il primo punto in cui il governo effettuerà un intervento concreto riguarderà le pensioni minime. Alcuni pensionati, infatti, potrebbero arrivare a percepire cifre che si trovano ben al di sotto dei 2.000 euro. E sono cifre che, per quanto possano sembrare ottimali, in realtà sono totalmente incongruenti con buona parte di quanto maturato dai contribuenti. Si può facilmente capire da soli quanto doveroso sia intervenire il prima possibile. Onde evitare che i cosiddetti “pensionati poveri” continuino a proliferare senza sosta.
Ad onor del vero l’aumento è già previsto ed è già stato applicato, ma i pagamenti del mese corrente ancora non sono stati erogati dall’Inps. Le cosiddette pensioni minime dunque, almeno all’atto pratico, sono rimaste del tutto invariate. Con molta probabilità l’importo delle pensioni che sono state posticipate troveranno una data definitiva nel mese di giugno. Con conseguente posticipo di almeno un mese per gli importi futuri, salvo accordi differenti.
Cambiamenti in arrivo anche per gli over 75, con un adeguamento dell’assegno pensionistico di circa 600 euro. Anche questo ancora da erogare, così come più in generale le pensioni minime. Nel prossimo paragrafo si potrà vedere di quanto aumenteranno gli assegni minimi. Sperando che si parli, finalmente, di cifre sostanziose.
Aumento delle pensioni: di quanto sarà?
Come detto sopra, le pensioni minime sono destinate ad aumentare. Tutto partirà da una totale revisione delle aliquote. Per capire meglio il contesto generale, è bene procedere con un esempio pratico e concreto. Le nuove aliquote IRPEF cambieranno radicalmente il “valore” netto degli importi, con delle cifre che potrebbero comportare un discreto miglioramento. Purtroppo però non per le categorie meno facoltose.
Partendo da un reddito annuo che va dai 25.000 ai 50.000 euro, con pensioni talvolta anche sopra i 3.000 euro al mese di conseguenza, la riduzione dell’aliquota in vigore dovrebbe aggirarsi intorno all’8% circa. Per dei miglioramenti significativi riguardanti le fasce meno agiate, come si è visto poche righe sopra, si dovrà attendere al prossimo anno. Con la speranza che le aliquote vengano ridotte ulteriormente.