La Riforma fiscale avrà effetti molto positivi sulle pensioni e sui fondi e i contribuenti potranno contare su assegni più elevati.
Il dibattito sulla Riforma delle pensioni è ancora in alto mare e, dunque, molte novità in ambito previdenziale verranno introdotte con la Riforma fiscale, prevista per l’estate.
Dalle indiscrezioni, l’intenzione del Governo sarebbe quella di favorire l’iscrizione dei contribuenti ai Fondi di pensione complementare. Si tratta di un metodo molto efficace, utilizzato dai lavoratori per usufruire di assegni pensionistici più ricchi. La pensione integrativa è molto più diffusa all’Estero che in Italia e, per questo motivo, l’Esecutivo sarebbe pronto a predisporre iniziative per incentivare l’accesso ai Fondi.
In base all’attuale normativa, i contributi che vengono pagati per la previdenza complementare sono deducibili dal reddito ma soltanto entro il limite annuo di 5.164,57 euro. Sono, inoltre, esclusi dalla deducibilità fiscale gli importi versati a titolo di TFR; di conseguenza, non può essere dedotta la buonuscita che viene investita in un Fondo pensione.
Il progetto del Governo sarebbe, in tal senso, di predisporre una soglia di deducibilità più elevata. Vorrebbe, poi, equiparare il trattamento fiscale per gli iscritti alle Casse previdenziali dei liberi professionisti con quello della previdenza complementare, stabilendo un’unica aliquota del 20% (anziché del 26%).
La Riforma fiscale dovrebbe incidere significativamente anche sugli importi delle pensioni. Si attende il passaggio (già annunciato) da quattro a tre aliquote IRPEF, che assicurerebbe a molti pensionati delle cifre nette più alte.
Il Governo, però, sta ancora decidendo le nuove aliquote. Una possibile soluzione è quella che vede il primo scaglione abbracciare i redditi fino a 28 mila euro (attualmente la soglia è 15 mila euro), con la riduzione dal 25% al 23% d’imposta. Per gli esperti, questa variazione innalzerebbe le pensioni nette di un importo compreso tra i 20 e i 260 euro l’anno.
La differenza, invece, sarebbe minima per i pensionati con un reddito di 16 mila euro, che percepirebbero un aumento di circa 20 euro l’anno. Per i redditi, invece, superiori a 20 mila euro, l’incremento consisterebbe in 100 euro all’anno, per quelli da 25 mila euro in 200 euro all’anno e i contribuenti con redditi superiori a 28 mila euro percepirebbero 260 euro in più all’anno.
Un’altra opzione lascerebbe invariato il primo scaglione (con aliquota al 23% per redditi di massimo 15 mila euro) e allargherebbe la seconda fascia anche ai redditi fino a 35 mila euro, modificandone l’aliquota dal 25% al 27%.
In questo modo verrebbe riconosciuto un incremento maggiore, di circa 110- 120 euro al mese. I destinatari della misura, tuttavia, sarebbero pochi, in particolare solo coloro con un reddito di almeno 40 mila euro.
Per il momento, l’Esecutivo sembrerebbe prediligere la prima soluzione, per tutelare i redditi più bassi, ma fino all’approvazione della Riforma fiscale la situazione potrebbe variare e potrebbero farsi strada scenari differenti.
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