Continuano gli aumenti del costo dei beni primari, tra cui la spesa alimentare. Ecco a quanto sta arrivando la pasta italiana: cifre assurde
Con la pandemia che ha colpito tutto il mondo dal 2020 al 2023 e con la guerra tra Ucraina e Russia, i prezzi di moltissimi beni sono schizzati alle stelle. A partire dalle bollette, che hanno imposto seri ripensamenti ai propri consumi fino ad arrivare ai carburanti, necessari per poter usare la macchina per andare al lavoro, anche in Italia sono moltissime le famiglie che hanno dovuto fronteggiare difficoltà anche grosse. Nell’ultimo periodo, ad essere aumentata di prezzo è anche la pasta italiana: ecco cosa sta succedendo.
In Italia, la produzione di grano duro è la più estesa del paese e dà lavoro e stipendio a moltissime famiglie. Questa, però, è ultimamente a serio rischio: il suo prezzo continua a sprofondare e le quotazioni sono crollate da 580 euro per tonnellata del giugno dell’anno scorso agli attuali 340 euro per tonnellata: sono queste le cifre più recenti della Borsa merci di Foggia. A lato di questo crollo delle quotazioni, però, il costo della pasta continua a salire: ecco cosa sta succedendo.
Prezzi della pasta italiana sempre più alti: ecco le città più colpite
Il fenomeno è quindi questo: se da un lato la materia prima è deprezzata anche a causa della sempre più massiccia importazione di grani esteri, dall’altro lato la pasta e il pane nei supermercati costano sempre di più. Solo a marzo, infatti, la pasta di semola di grano duro è aumentata del 17.5%: se le grandi marche stanno vedendo i loro profitti aumentare, le aziende produttrici di cereali sono in condizioni di seria difficoltà.
La città che costringe i suoi cittadini a comprare la pasta con il prezzo più alto della nazione è Ancona: qui, un chilo di pasta a marzo 2023 costava circa 2.44 euro. Situazione analoga a Siena, dove oggi un chilo di pasta costa 2.17, contro i 1.37 dello scorso anno. Aumenti di più del 50% del prezzo anche a Pistoia e a Firenze mentre, in generale, in tutto il territorio si è attestato un incremento medio del 25.3%. rispetto all’anno scorso.
Da un lato, responsabile di questo fenomeno è l’iperinflazione e dall’altro ha un ruolo importante anche la concorrenza estera. Come evidenzia la Confederazione Italiana Agricoltori, a guerra in Ucraina non ha determinato un blocco nell’esportazione di grano e, per aiutare Kiev, l’Unione Europea ha eliminato i dazi per l’importazione in Europa di grano a buon mercato. Il grano ucraino, infatti, ha un prezzo inferiore ed è quindi appetibile per le aziende che producono la pasta, rispetto a quello italiano: ecco qui spiegato il motivo dell’aumento del costo della pasta da un lato e del crollo della quotazione del grano italiano dall’altro.