Regna il caos intorno alla riforma delle pensioni. La legge Fornero potrebbe non venir mai superata e diventare obbligatoria per tutti.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo la legge di Bilancio. E le risorse economiche per fare tutto non ci sono. Pertanto la riforma delle pensioni rischia di saltare. Analizziamo la situazione nel dettaglio.
Uno degli obiettivi del Governo Meloni è superare la legge Fornero entro la fine di questa legislatura e consentire ad un numero crescente di persone di andare prima in pensione. Ma la coperta è corta: tra bonus, pensione di cittadinanza e nuove forme di sostegno per i disoccupati, le risorse finanziarie scarseggiano. Così Quota 41 – misura che prevede il pensionamento al raggiungimento di 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica- rischia di rimanere un’utopia.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, del resto, ha già messo un freno all’entusiasmo di alcuni suoi colleghi: in Italia il numero dei decessi supera quello delle nascite. Al momento non solo non ci sono le risorse economiche ma non ci sono neppure le condizioni demografiche per approvare misure di pensionamento anticipato. La legge Fornero, dunque, potrebbe farci compagnia ancora molto a lungo.
Riforma delle pensioni: ecco la verità
La legge Fornero ha fissato l’età pensionabile a 67 anni con 20 di contributi. Se manca il requisito contributivo si dovrà attendere di aver compiuto 71 anni. Oppure si può andare in pensione al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi – 41 anni e 10 mesi per le donne- a prescindere dall’età.
Ci sono poi diverse strade per andare prima in pensione tra cui Opzione donna o Ape sociale o Quota 103 che consente di ritirarsi a 62 anni con 41 di contributi. Tuttavia la maggior parte dei lavoratori, oggi, va in pensione secondo i criteri stabiliti dalla legge Fornero. C’è un però: vista la situazione delle casse dello Stato che non sono esattamente floride, molte misure di prepensionamento potrebbero essere abolite e, dunque, la legge Fornero potrebbe diventare obbligatoria per tutti a breve.
La prima a saltare potrebbe essere Opzione donna che consente alle lavoratrici di ritirarsi dal lavoro a 60 anni – 59 se madri di un figlio, 58 se madri di due o più figli- con 35 di contributi. Ma si ipotizza vita breve anche per Quota 103 che potrebbe ben presto essere abolita come già accadde a Quota 100. Del resto, secondo molti, liberarsi di queste misure consentirebbe di rimpolpare un po’ le casse dello Stato e di mettere da parte un piccolo tesoretto da lasciare alle generazioni future.
Si tratta, per ora, solo di ipotesi. A fronte di chi teme il peggio bisogna anche sottolineare che, rispetto al passato, oggi Governo e Inps sono meno in difficoltà in quanto le pensioni future si baseranno interamente sul sistema di calcolo contributivo: un sistema che a differenza di quello precedentemente adottato, il retributivo, è maggiormente sostenibile in quanto tiene conto esclusivamente dei contributi versati nel corso della carriera.