C’è da fare particolare attenzione perché la maggior parte dei condizionatori potrebbero non valere più: ecco il motivo
In tanti stanno già pensando alle giornate estive e al caldo che le pervaderà. Chiaramente, il miglior modo per respingere l’ondata di afa che arriverà è l’uso del proprio condizionatore. Occhio però, perché quest’ultimo potrebbe non valere più ormai, e ciò potrebbe rivelarsi un problema in vista dei prossimi mesi per refrigera il prossimo ambiente.
Ricordiamo che i dati dell’ISTAT ci dicono che il condizionatore è tra gli elettrodomestici più diffusi e che le spese relative all’utilizzo di tali apparecchi in Italia coprono addirittura il 70%. Inoltre si tratta di uno degli apparecchi più inquinanti, soprattutto nel caso in cui si tratti di un apparecchio molto vecchio e con classe energetica molto bassa. Cerchiamo di capire allora bene perché.
Uno studio fatto dai ricercatori del Dipartimento di Scienza dell’atmosfera di Wisconsin-Madison ha dimostrato che l’utilizzo di questo tipo di elettrodomestici aumenta l’anidride carbonica e gli altri gas nocivi immessi nell’atmosfera. La stessa ricerca spiega che il condizionatore è responsabile di circa il 10% delle emissioni di anidride carbonica a livello mondiale.
Condizionatori, il regolamento UE non piace all’Italia
L’Unione Europea ha quindi provato a reagire a questa problematica accelerando con il Green Deal con la la lotta agli idrofluorocarburi (F-gas) e al loro effetto serra. Il regolamento, approvato lo scorso 30 marzo, prevede il taglio di questi F-gas entro il 2023 per eliminarli definitivamente nella prima metà del secolo. Saranno dunque banditi tutti gli impianti che li usano.
Ecco perché dal primo gennaio 2024 scatterà l’obbligo di sostituire gli impianti di refrigerazione stazionari e sarà un duro colpo al settore della produzione. Anche l’Italia, tra gli altri, no approva questo regolamento e molte associazioni hanno manifestato a più riprese la loro preoccupazione e contrarietà. Effettivamente non si tiene conto delle varie applicazioni degli apparecchi e dei tempi di formazione per i nuovi tecnici.
Anche Confindustria ha chiesto limiti più ragionevoli e realistici, così come il governo italiano e Fratelli d’Italia, pronti a dare battaglia alla risoluzione UE sul Green Deal.