Perché procrastiniamo? E cosa in particolare? Scopriamo chi è il “procrastinatore perfetto” e quali sono le conseguenze del rimandare sempre a domani.
Chi più, chi meno, ma in fondo siamo tutti procrastinatori. Certo, in alcuni casi la procrastinazione prende il sopravvento ed il suo abuso può condurci a conseguenze spiacevoli. Perché ciò avviene? Ebbene, innanzitutto comprendiamo cosa significhi procrastinare: la procrastinazione è l’atto di sostituire l’esecuzione di attività d’importanza prioritaria con attività d’importanza secondaria o anche irrilevante.
A volte può capitarci di rimandare attività importanti per stanchezza, o a causa del sopraggiungere di imprevisti inderogabili. Altre, invece, può capitarci di aver “adottato” la procrastinazione come modus operandi, come una costante delle nostre abitudini comportamentali. In questi casi, il rischio di aver raggiunto un blocco emotivo di tipo ansiogeno e controproducente e assai elevato. E può condurci a conseguenze con ripercussioni anche particolarmente negative sulla nostra vita.
Ci ricordiamo il detto “Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”? Ebbene, dobbiamo ammettere che in esso è contenuta una preziosa saggezza, che si scontra proprio con la procrastinazione. Qual’è dunque la saggezza che trascuriamo ogni qual volta procrastiniamo ed in che modo la sua mancata applicazione può rendere la nostra vita più complicata?
Procrastinare, ovvero: far prevalere la sensazione di paura nelle attività decisionali
Dunque perché procrastiniamo? Per un motivo prevalente: perché ci lasciamo sopraffare dalla sensazione di paura. Nello specifico: ad una sensazione di paura relativa all’ambito della scelta. E questa sopraffazione ci conduce ad un “congelamento” emotivo e ad un blocco operativo: ovvero, non affrontiamo la paura distraendoci con altro e non agiamo per adempiere alla priorità.
Ed ecco che rimandiamo. E poi ancora: rimandiamo e rimandiamo ad oltranza, solitamente fino a quando non si presenti infine un obbligo forzato – non di rado anche “coatto”, dunque coercitivo per cui non certo piacevole – che ci imponga di fare i conti con l’oggetto della nostra procrastinazione.
Quando, in un buon numero di casi, la priorità si è in qualche modo aggravata. Ad esempio: rimandiamo sistematicamente di affrontare una conversazione con una persona con cui abbiamo condiviso un diverbio o un’incomprensione. Rimandando oltre modo il confronto, ecco che il risentimento aumenterà ed affrontare la situazione, a forza di procrastinare, risulterà sempre più difficile. Una spirale discendente, insomma, un circolo vizioso o, ancora, un cane che si morde la coda.
Come superare quindi il blocco psicologico e prendere il “toro per le corna”? Non sempre è così semplice, tutt’altro. E per questo motivo potremmo aver bisogno di supporto. Da parte di un amico caro, di un famigliare o di un esperto. Ma prima di qualsiasi passo da intraprendere verso la risoluzione, ecco cosa risulta essenziale: ammetterlo a noi stessi.
Per prima cosa, innanzitutto, imprescindibilmente. Ho paura di affrontare la questione. Ebbene sì. E allora? E allora noteremo immediatamente che emergerà in noi una sensazione di sollievo, forse inaspettata. A quel punto, il percorso sarà in discesa. E potremo valutare se siamo in grado di acciuffare le “corna” con le nostre mani o se chiedere consiglio su come fare a chi vi è già passato, riuscendo ad applicare il principio di saggezza che abbiamo menzionato.