In molti sognano il momento della pensione per potersi riposare, ma fa davvero bene smettere di lavorare? La faccenda è complessa.
L’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni per la pensione ordinaria non è stata accolta con favore. Per diverse mansioni continuare a recarsi al lavoro anche in anzianità comporta una fatica considerevole. Tuttavia conviene guardare l’altro lato della medaglia: c’è chi in pensione rimane attivo e chi invece tende a lasciarsi andare.
Non avere più la sveglia alla solita ora o il tempo da riempire può essere deleterio per chi non ha hobby o interessi. Questo porta a isolarsi progressivamente e sentirsi anche molto soli se non si ha la famiglia a fianco.
Sono infatti diversi gli studi scientifici che incoraggiano quello che si può definire “pensionamento attivo”. Non si tratta d’altro che una via di mezzo tra lo stop definitivo alla vita lavorativa e il suo proseguimento. Si può restare nell’azienda dove si era ma con orario ridotto o mansioni più leggere che tengano conto dell’età che il dipendente ha raggiunto.
Un compromesso insomma per rallentare quello che è il decadimento cognitivo che insorge dopo i 65 anni e la possibilità di contrarre l’Alzheimer. Oltre alla mente anche il fisico può risentirne mancando gli stimoli, senza contare il rischio di depressione che deriva dal non avere più gli stessi rapporti sociali di prima. Inoltre poiché l’aspettativa di vita è più lunga gli anziani che lavorano non pesano sullo stato in quanto versano ancora i contributi.
Qualche dato alla mano
Le statistiche che vengono citate relativamente alla salute dei pensionati sono state pubblicate sulla rivista CDC – Preventing Chronic Disease. Ha coinvolto un campione di più di 83.000 persone di età media pari a 74 anni e si è basato su quattro indicatori. Dividendo i partecipanti in lavoratori e pensionati ha verificato lo stato di salute, le limitazioni funzionali, un indice per stabilire le capacità di svolgere attività e la presenza di malattie.
I risultati hanno mostrato che la tendenza di contrarre patologie tipiche dell’età avanzata era inferiore del 50% nel gruppo di chi lavorava. Nel dettaglio si sono esaminati disturbi come il cancro, problemi cardiaci, asma e diabete. Inoltre chi era in pensione era maggiormente orientato verso lo sviluppo di cattive abitudini come l’alcolismo. In generale lo studio mostrava anche che gli uomini fossero più inclini delle donne a continuare a lavorare.
Di fronte a questi risultati non si può non fare almeno un pensiero in più relativamente a quando andare in pensione.