È sempre importante fare attenzione quando si è in una casa in affitto. Ecco ora cosa rischiano gli inquilini e quando arriva lo sfratto
Sempre più persone, sia per preferenza che per necessità, optano per il pagamento di un canone mensile per la propria abitazione. Tuttavia, questa scelta non è sempre priva di ostacoli.
Oltre all’incremento costante dei canoni di affitto, si presentano ulteriori complicazioni che possono minacciare la stabilità degli inquilini. Nel resto di questo articolo, analizzeremo da vicino il rischio di sfratto che incombe su di loro e cercheremo di fare chiarezza su questa delicata questione. L’obiettivo è fornire informazioni utili ed efficaci per aiutare coloro che affrontano questa realtà a comprendere meglio i loro diritti e le possibili soluzioni.
Ecco quando gli inquilini in affitto rischiano lo sfratto
La situazione degli affitti, specialmente nelle città ricche o universitarie come Milano e Bologna, continua a peggiorare giorno dopo giorno. I canoni di affitto subiscono aumenti significativi che spesso risultano difficili da sostenere per molti. Di conseguenza, sempre più persone si chiedono quali siano i rischi concreti che potrebbero portare allo sfratto. In questo articolo, infatti, vogliamo chiarire quali siano i possibili scenari che potrebbero mettere gli inquilini a rischio e offrendo suggerimenti utili per affrontare queste situazioni delicate.
L’inadempienza nel pagamento del canone mensile per l’affitto di un immobile comporta seri rischi per l’inquilino insolvente, che possono arrivare fino allo sfratto. In Italia, la legge prevede che, per gli affitti ad uso abitativo, il proprietario conceda un periodo di tolleranza di 20 giorni dalla scadenza contrattuale. Ciò significa che l’inquilino ha 20 giorni di tempo dalla data concordata per effettuare il pagamento e regolarizzare la propria situazione senza incorrere in conseguenze legali. Se la scadenza non viene rispettata, il proprietario può intraprendere un’azione legale contro l’inquilino moroso, anche per una singola rata di affitto.
Di solito, prima di intraprendere un’azione legale contro l’inquilino, il proprietario dell’immobile invia una lettera di diffida formale, con l’obiettivo di ottenere un pagamento spontaneo entro un breve periodo di tempo. Se la diffida non porta al completo pagamento dell’arretrato, il locatore procede con la citazione in tribunale dell’affittuario, che sarà tenuto a comparire all’udienza nel tribunale competente nella zona in cui si trova l’immobile. Se l’inquilino non si presenta in tribunale o non presenta opposizione, il giudice emette un’ordinanza di sfratto esecutivo. Nel caso in cui l’affittuario opponga resistenza allo sfratto, viene concesso un periodo di 90 giorni, chiamato “termine di grazia“, per saldare il debito. Al termine di questo periodo, viene fissata una seconda udienza in cui il giudice verifica se il pagamento è stato effettuato. Se il pagamento non è avvenuto, il giudice emette l’ordinanza di sfratto esecutivo.