Sostenibilità ambientale ed economica possono andare di pari passo anche in cucina con la cottura a fuoco spento o al minimo della pasta.
Per gli italiani la pasta è una condicio sine qua non per sedersi a tavola. Vediamo come cucinarla risparmiando. Se ne parla da anni di questo metodo, ma non c’è mai stata l’esigenza di diffonderlo ed utilizzarlo come durante quest’anno con la crisi energetica e il caro bollette. In fin dei conti cuocere la pasta a fuoco spento non è solo un modo per risparmiare sulle bollette, ma anche per essere sostenibili dal punto di vista ambientale.
Dovremmo insomma farla diventare un’abitudine ogni volta che ci mettiamo ai fornelli. Lo ha consigliato anche il Premio Nobel Italiano per la fisica, Giorgio Parisi, condividendo sul suo profilo Facebook la ricetta per questo tipo di cottura.
Vediamo step by step come metro in atto questo risparmio. Prima di tutto si immerge la pasta in acqua salata e bollente. La si lascia cuocere per due 2 minuti a fuoco vivo e per il restante tempo a fuoco spento. Si consiglia la durata prevista sulla confezione meno un minuto.
Poi si procede scolando l’acqua e conservando un bicchiere dell’acqua della cottura. Dopodiché si procede con le varie ricette.
Con questa modalità di cottura ci sono varie forme di risparmio. Gli esperti di Unione Italiana Food hanno dichiarato che utilizzando il coperchio quando la pasta bolle si risparmia il 6% di energia ed emissioni di CO2.
Poi, se si ridimensiona la quantità di acqua in cui cuocere la pasta, si risparmia anche sul consumo di acqua. Ad esempio se si cuoce la pasta in 700 millilitri di acqua anziché in un litro, si risparmia sia sul consumo, in una percentuale pari al 30, sia sull’energia e sulle emissioni di CO2 per una percentuale pari a 13.
Ma non finisce qui. L’ultima dritta arriva dallo chef Elio Sironi che ha suggerito non solo di spegnare il fuoco dopo i primi 2 minuti ma anche di lasciare il coperchio per non disperdere calore. In questi termini il risparmio di energia e di emissioni di anidride carbonica arriva fino al 47%.
Insomma non solo il suggerimento arriva da un Premio Nobel della fisica come Giorgio Parisi, ma ci sono tutte le evidenze necessarie per convincerci che questa modalità di cottura non danneggi in nessun modo le nostre ricette e anzi che vada solo a nostro vantaggio.
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