Per garantire uno stipendio più alto agli italiani il presidente di Confindustria Carlo Bonomi chiede al Governo di rendere il taglio del cuneo fiscale strutturale.
Con un intervento da 16 miliardi si aumenterebbero gli stipendi dei lavoratori a partire dal 2024. Gli ultimi anni hanno sottolineato come siano necessarie retribuzioni più alte per tutti i lavoratori.
La pandemia prima e l’aumento dell’inflazione poi hanno determinato la crescita esponenziale del numero delle famiglie ad un passo dalla soglia di povertà. E in Paese civile una situazione del genere dovrebbe essere inammissibile.
Il Governo Meloni ha pianificato un nuovo taglio del cuneo fiscale tra luglio e dicembre 2023 ma Confindustria punta più in alto. La proposta è di far diventare tale taglio strutturale per un incremento degli stipendi nel 2024. Carlo Bonomi non ha dubbi sull’importanza di questo progetto e del suo fine, aumentare la busta paga dei dipendenti con redditi inferiori a 35 mila euro (la speranza è che contemporaneamente verranno messi in atto anche interventi a sostegno dei lavoratori autonomi).
I 4 miliardi di euro stanziati per il taglio del cuneo fiscale tra luglio e dicembre 2023 sono un primo passo – a detta di Bonomi – ma non il passo conclusivo. Bisogna andare oltre lo sgravio contributivo del 6% per i redditi sotto i 35 mila euro e del 7% per i redditi inferiori a 25 mila euro con scadenza il 31 dicembre dell’anno in corso.
Il taglio dovrà non solo essere prolungato ma diventare strutturale. Non è solamente l’inflazione a determinare la necessità di uno stipendio più alto. Anche quando il costo della vita inizierà di nuovo a scendere alle famiglie serviranno entrate maggiori per far fronte a tutte le spese, tasse incluse.
Per mettere in atto il taglio strutturale del cuneo fiscale serviranno soldi. Secondo Bonomi per reperire risorse si potrebbe rinunciare alla tax expenditure raccogliendo, così, 14 miliardi di euro. Una rinuncia accettabile se il Governo utilizzerà tutta la somma recuperata per aumentare gli stipendi dei cittadini.
Confindustria, dunque, propone alla Premier Meloni una revisione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali. I lavoratori sarebbero disposti a rinunciare ai Bonus percepiti in dichiarazione dei redditi potendo approfittare di un’entrata mensile più cospicua. In più, Bonomi si sofferma sull’eventualità non tanto di aumentare gli attuali sei punti percentuali previsto per lo sgravio ma di estendere la platea dei beneficiari superando il limite dei 35 mila euro. E, infine, chiede di valutare la possibilità di abbassare il costo del lavoro per le imprese con un taglio del cuneo fiscale loro dedicato.
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