Ci sono finalmente buone notizie sul fronte delle pensioni: una platea di 1,3 milioni di italiani beneficerà di una serie di aumenti. Ecco con quali modalità
È una notizia che milioni di pensionati attendevano da tempo ed ora finalmente ci sono sviluppi. Molto presto una ricca platea di italiani potrà beneficiare di un incremento del proprio cedolino mensile. L’attesa infatti è finita e, come previsto dall’ultima legge di Bilancio, entro breve arriveranno gli aumenti delle pensioni minime, una misura che interessa ben 1,3 milioni di pensionati e che prevede, oltre al surplus mensile, anche il pagamento degli arretrati.
Vediamo dunque quali saranno gli importi. L’incremento delle pensioni minime sarà effettivo a partire dal mese di luglio: l’attesa è stata lunga, ben sei mesi, ma finalmente sarebbe stata indicata la data ufficiale, necessaria per individuare la precisa platea di pubblico al quale è indirizzata la norma varata dal governo Meloni.
Nel testo della Manovra viene dunque specificato che allo scopo di “contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche registrate e attese per il biennio”, a partire dal primo luglio arriveranno gli aumenti che potranno toccare i 36 euro al mese. I primi criteri di massima per l’applicazione della norma sono stati indicati dall’Inps in un’apposita circolare diffusa all’inizio del mese di aprile. Ma per il via libera agli aumenti si è resto necessario attendere ancora.
Per quale motivo ci è voluto così tanto? Non vi sono spiegazioni ufficiali ma secondo gli esperti la ragione sarebbe legata al fatto che il testo della norma non consentiva di determinare con esattezza il quantitativo di pensionati che avrebbero beneficiato degli incrementi. Questo per diverse ragioni legate al fatto che il “trattamento minimo” di fatto non impedisce che esistano anche assegni di importo inferiore. Infatti al fine di ottenere l’integrazione e raggiungere la pensione minima occorre non superare una soglia di reddito complessivo.
La materia non è semplice e sbrogliare la matassa ha richiesto ulteriori interlocuzioni delle parti con il ministero del Lavoro. Una volta chiarite tutte le ultime problematiche rimaste in sospeso l’iter è potuto proseguire. Sembra dunque che con la rata di luglio dovrebbero arrivare i primi aumenti e anche gli arretrati dovuti a partire dal mese di gennaio 2023. La misura ha un costo importante, pari a 480 milioni per il 2023 e di altri 379 milioni per il prossimo anno.
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