È una domanda che si pongono in moltissimi quando preparano il caffè con la moka ovvero se si debba fare la cosiddetta montagnetta oppure no. Ecco la risposta
La preparazione di un buon caffè con la moka è una sorta di rito, un’abitudine che deve rispettare determinati passaggi con una certa attenzione se sei vuole ottenere un risultato che rispetti le proprie aspettative. Troppo spesso infatti, a causa della fretta o di un disequilibrio tra le materie prime il risultato potrebbe ‘lasciare a desiderare’.
A tal proposito vi è peraltro un quesito che è uno di quelli che le persone che preparano la gustosa bevanda ‘nera’ adoperando la moka si pongono più spesso di altri. Ovvero se ci voglia o meno la cosiddetta “montagnetta” per avere il miglior risultato. Ebbene la maggior parte delle persone, nell’ambito di tale diatriba, sbaglia e questo porta ad ottenere un caffè non particolarmente eccezionale.
Occorre sottolineare che la ‘guerra’ della montagnetta ha creato una vera e propria spaccatura in due tra coloro che ritengono che sia necessaria e chi invece assolutamente non intende utilizzare questo metodo di preparazione del caffè. Considerato il fatto che sono decine di milioni gli italiani che utilizzano la moka al posto delle macchinette elettriche, per prepararselo, la riposta a questa domanda potrebbe davvero fare la differenza.
Ma cosa si intende con questa parola? La creazione della ‘montagnetta’ quando si versa il caffè con il cucchiaio nella moka è un metodo impiegato da molti allo scopo di favorire una migliore infusione; l’aggregazione delle particelle del caffè dovrebbe cioè avvenire in maniera migliore; d’altro canto c’è chi invece distribuisce il caffè uniformemente appiattendolo leggermente anche per motivi di migliore pulizia successiva della moka.
In realtà non esiste una vera e propria risposta categorica ovvero non possiamo dire che sia giusto o sbagliato preparare il caffè con la “montagnetta”. Anche gli esperti infatti si dividono in due categorie. Ma esiste anche un terzo gruppo di persone che ritengono che nessuna delle due scuole di pensiero sia quella giusta e che sia sufficiente versare il caffè ‘alla buona’ senza cioè andare a compattarlo o a darli la forma di cono all’insù.
Questo a detta loro consentirebbe di ottenere una più scorrevole estrazione dell’infuso. Dunque non è possibile affermare che una delle tre sia la metodologia migliore anche perché vi sono altre variabili in gioco che determinano il gusto finale ovvero la tipologia di caffè, la sua provenienza, la quantità di acqua e anche il tipo di moka sia dal punto di vista delle dimensioni che dell’usura.
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