La fertilità maschile sta diventando un problema irreversibile. La situazione è preoccupante al punto da allarmare gli scienziati.
Sembra che per gli uomini, il problema dell’infertilità sia molto più preoccupante di quanto si creda. La Società Italiana di Andrologia (SIA) fa presente il pericolo peggiore che è quello che nel 2070 possa essere impossibile per gli uomini generare figli se non si cambieranno stili di vita e condizioni ambientali come altri comportamenti legati al calo dei tassi di fertilità, come l’astinenza sessuale e l’aumento dell’età di concepimento.
Una situazione abbastanza preoccupante se si pensa al fatto che già oggi ci sono molte zone, tra cui anche l’Italia, in cui è presente un basso tasso di natalità. Si stima infatti che oltre 1.6 milioni di persone tra i 18 e i 40 anni non abbiano mai fatto sesso e che a quello fisico si preferisca il virtuale ovviamente senza valori riproduttivi.
Preoccupa il calo degli spermatozoi
Il calo degli spermatozoi è legato anche al fatto che si è alzata l’età media della procreazione del primo figlio che in Europa è in aumento e all’Italia spetta il primo posto. L’età media per gli uomini è di 35 anni e per le donne 40.
Negli ultimi 40 anni si è visto calare del 52,4% la concentrazione di spermatozoi negli uomini occidentali. Gli studi documentano che dal 1970 al 2018, sempre in Occidente si è passati dai 101 milioni di spermatozoi ogni ml di liquido seminale ai 49 milioni nel 2018, dichiara il Dott. Alessandro Palmieri, presidente SIA e Professore Associato di Urologia all’Università Federico II di Napoli.
E’ questa una tendenza che sembra essere senza nessun freno soprattutto per il calo repentino dal 2000 al 2018 attestato dalla metanalisi pubblicata su “Human Reproduction Update”. Lo documenta anche il rapporto dell’OMS sulla infertilità di coppia di Aprile 2023 in cui si segnala una media globale del 17,5% e in Cina del 23% e questo viene legato ad alti tassi di inquinamento che si rilevano, nello specifico in Cina, che è scesa al secondo posto come stato più popoloso dopo l’India.
Palmieri e Montano concludono dicendo che le autorità sanitarie e politiche devono valutare il problema della mancanza di nascite, da un punto di vista biologico intervenendo in maniera seria sull’inquinamento e sulle abitudini di vita scorrette della popolazione. “L’uomo è in crisi e il suo default potrebbe determinare pure quello dell’umanità“. Insomma, è una questione molto seria su cui è necessario intervenire prima che sia troppo tardi.