I social network sono il principale fenomeno virtuale di questi ultimi anni, ma si parla poco dei loro effetti collaterali sulla salute mentale. Il monito degli esperti.
La domanda suona irrituale a ma è di strettissima attualità: qual è l’impatto dei social network sulla salute mentale dei giovani (e non solo)? Il tema sfugge all’attenzione dell’opinione pubblica, ma è oggetto di numerosi studi e ricerche in questi ultimi anni di “boom” del fenomeno social. E spesso le conclusioni indicano un’associazione significativa tra uso massiccio di queste reti e problemi psicologici.
Ansia, sintomi depressivi, stress o anche solo un calo del benessere soggettivo e dell’autostima sono il rovescio della medagli di Facebook, Instagram, Twitter e compagnia bella. Non a caso i ricercatori hanno coniato l’espressione “depressione da Facebook”, a indicare i disturbi dell’umore causati da un abuso della geniale creatura di Mark Zuckerberg.
Il segreto per evitare l’ansia da social
Naturalmente il problema non è intrinseco ai social network, ma riguarda l’uso distorto che ne facciamo. In particolare, tre comportamenti sono in grado di innescare un circolo vizioso nella nostra mente:
- Confronto sociale. Come nel caso della ragazzine che si cercano di rispecchiarsi nelle modelle da sfilata, chi ha la sensazione di non poter raggiungere certi standard di positività può uccidere la propria autostima e sviluppare sintomi depressivi.
- Dipendenza. Come le sigarette per i fumatori, i social promuovere comportamenti di dipendenza da parte degli utenti, facili a diventare letteralmente “schiavi” di feed e aggiornamenti.
- Uso sostitutivo. Questa condizione si verifica quando il tempo trascorso nella realtà “online” si sostituisce quasi del tutto a quello trascorso “offline”. Il risultato è una sensazioni di solitudine e tristezza per la mancanza di relazioni interpersonali intime e profonde.
Paradossalmente, le piattaforme nate per facilitare la condivisione e la connessione tra le persone possano portare all’effetto opposto e innescare comportamenti autolesionistici e ossessivo-compulsivo che tutto fanno fuorché renderci appagati e felici. Ricordate il fenomeno, esploso nel 2015, della “Blue Whale Challenge”? Si trattava di un elenco di 50 sfide o “regole” che andavano dalla più innocua alla più drammatica: un esplicito invito al suicidio. È solo un esempio degli effetti perversi della Rete. Il Web offre nuove possibilità agli adolescenti di esprimersi e i professionisti della salute devono adeguarsi per offrire loro innovativi canali di comunicazione e supporto.
