La siccità rappresenta una vera emergenza ancora di più con l’estate alle porte. Non è più possibile rimandare il problema. Le conseguenze ai danni ambientali hanno un effetto nelle tasche degli italiani.
L’emergenza siccità rappresenta una vera emergenza per l’Italia. La crisi idrica richiede priorità e interventi urgenti. Di estrema rilevanza, poi, diventa la previsione degli aumenti che saranno record questa estate. Infatti, riso, mais, frutta e verdura vedranno schizzare i loro costi alle stelle. Si corre ai ripari pensando a nuovi interventi per arginare l’emergenza. Uno di questi è l’utilizzo di dissalatori di acqua marina. In particolare, sono cinque le Regioni italiane maggiormente a rischio. La Lombardia, il Piemonte, il Veneto, il Lazio e Emilia Romagna che ha già in corso i danni causati dalla recente alluvione.
La conseguenza diretta è nelle tasche degli italiani. I prezzi di frutta e verdura, nei prossimi mesi, avranno un’impennata ulteriore. Ma nel quadro generale dell’inflazione, i rincari risultano già insostenibili. Per le famiglie è diventato un problema riempire il carrello della spesa. A causare l’oscillazione in rialzo dei prezzi gioca un ruolo decisivo anche l’irregolarità delle temperature. Infatti, gli sbalzi di 10-15 gradi comportano la perdita di un regolare flusso dei prodotti. Sono carenti soprattutto quei prodotti le cui coltivazioni dipendono da un costante apporto idrico. Subiscono un calo della produzione e il ricorso alle importazioni genera automaticamente l’aumento dei prezzi.
Cosa perderanno le nostre tavole
I danni causati dalla carenza d’acqua al settore agricolo hanno un impatto economico ingente. Nel 2022 di circa sei miliardi di euro. Quest’anno si prevede di arrivare fino a otto miliardi. Le imprese agricole sono quelle maggiormente colpite. Le stime della Cia-Agricoltori italiani prevedono crolli produttivi dal 10% fino al 30%. Gli agricoltori lamentano da tempo la situazione difficoltosa, soprattutto nelle regioni del Nord Italia. I risicoltori sono di fatto disperati. La situazione non è migliore per chi coltiva mais. Vent’anni fa la produzione copriva quasi totalmente il fabbisogno nazionale, ora il tasso di auto-approvvigionamento è sceso al di sotto del 40%.
Sono a rischio anche gli ortaggi. In pieno campo si conta un 10% in meno di prodotti. Il caldo registrato ad di inizio inverno e il freddo improvviso hanno avuto un impatto avverso. Per innaffiare i prodotti di stagione, si ricorre spesso a pozzi e tutto poi si ripercuote sulla bolletta energetica. Sarà un’annata dura anche per la vendemmia con un calo produttivo tra il 10 e il 15%, rispetto allo scorso anno. Le piante non hanno accumulato il sufficiente fabbisogno di freddo e non sono andate completamente in riposo vegetativo. I germogli precoci rischiano di essere bruciati. Stessa sorte potrebbe toccare all’olivo. Senza sufficienti scorte idriche nel terreno, ci saranno problemi in fioritura. Insomma, un quadro complesso che richiede misure ormai improrogabili. Intanto, a pagarne le conseguenze sono i consumatori che vedranno mancare i prodotti dalle proprie tavole. Per indisponibilità di approvvigionamento e per l’insostenibilità dei costi!