Le ricerche sull’intelligenza artificiale non si fermano e ora pare che la nuova frontiera sia poter tradurre i nostri pensieri.
Nei film e nei libri la telepatia è stata trattata in tutte le salse, addirittura c’è chi crede che sia possibile fra fratelli gemelli. Al di là della fantasia però c’è un gruppo di scienziati dell’Università del Texas che spera di rendere possibile la lettura del pensiero umano. L’istituto infatti sta portando avanti un’AI in grado di tradurre in parole l’attività cerebrale di una persona. Un progetto che potrebbe fare invida a Elon Musk e alla sua ricerca per Neuralink.
Diversamente dal progetto del CEO di Tesla infatti ciò a cui si lavora in Texas è una soluzione decisamente meno invasiva che non prevedrebbe alcuna operazione. Non si lavora a un dispositivo da inserire all’interno del corpo ma si sfrutta uno speciale tipo di Risonanza Magnetica, la fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging). Tale analisi è stata eseguita in uno studio medico mentre i “pazienti” volontari ascoltavano un podcast.
In tutto l’équipe ha sottoposto i partecipanti a ben 16 ore di registrazioni. Partendo poi dall’attività cerebrale della persona durante l’ascolto si è cercato tramite l’AI di ricreare il contenuto dei podcast in forma scritta. Naturalmente il testo non era identico a quello ascoltato ma pare che i contenuti elaborati dall’intelligenza artificiale fossero coerenti con almeno metà della registrazione. Le situazioni descritte e ricostruite magari differivano per alcuni dettagli ma il concetto alla base era lo stesso.
Prospettive per il futuro
Un secondo test condotto con l’AI prevedeva invece che i volontari cercassero di immaginare una scena o una storia nella loro mente. Durante questa attività erano sottoposti alla fMRI e alla fine dell’analisi veniva richiesto ai partecipanti di riassumere il tema della scena immaginata. Tra le situazioni immaginate per esempio un volontario aveva immaginato che la moglie rientrasse a casa. L’algoritmo aveva elaborato che il partecipante pensasse che la moglie volesse rivederlo.
Si tratta dunque di segnali promettenti ma la strada da percorrere sarà molto lunga. A sottolineare l’importanza di aver già visto alcuni risultati è stata la neuroscienziata Greta Tuckute coinvolta nella ricerca americana. L’obiettivo ultimo sarà creare un modello per elaborare i segnali del cervello e renderlo sotto forma di linguaggio.
La sfida principale secondo gli scienziati è il fatto che tra le diverse persone le interpretazioni da dare agli impulsi registrati possano essere diverse. Non ragioniamo tutti allo stesso modo e questo rappresenta un fattore importante da considerare.