Ci sono diverse ragioni per cui un pensionato può valutare di rimettersi al lavoro. Non sempre però è consentito dalla legge.
A volte per noia, altre perché la pensione che si percepisce non soddisfa, ma sono molti gli anziani che valutano di riprendere a lavorare. Dopo quarant’anni come di attività non è raro sentirsi persi senza un impiego, soprattutto se ci si sente ancora molto attivi. Magari si vuole anche sostenere la famiglia con dei soldi in più, ma è bene considerare che esistono dei limiti da rispettare. Naturalmente per i lavoratori autonomi la pensione è una scelta. Non è raro che per esempio notai, medici o avvocati continuino anche oltre i 70 anni.
Prima di tutto occorre considerare come si è arrivati alla pensione. Chi ha potuto ottenerla anticipata grazie a Quota 100 qualora dovesse rimettersi al lavoro perderebbe il diritto a percepirla. Questo almeno finché non cessino il nuovo impiego o raggiungano l’età e i contributi standard, ma solo se il reddito percepito sia superiore ai 5.000 euro annui. Dunque è ammessa la prestazione occasionale.
Per coloro che avessero ottenuto la pensione anticipata ordinaria non c’è problema nel caso decida di iniziare un nuovo lavoro o si metta in proprio. Si riceve comunque il versamento mensile e lo si può cumulare con il nuovo reddito senza limitazioni, pagando le tasse sul totale. Questo protocollo vale anche per chi avesse ottenuto la pensione in regime di cumulo.
Pensione sociale e di vecchiaia
Una volta compiuti i 63 anni di età i lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria hanno diritto a un’indennità a carico dello Stato se sussistono alcune condizioni (disoccupazione, assistenza ai familiari…). In caso trovino nuovamente lavoro, questa indennità conosciuta come APE Sociale viene erogata lo stesso se il reddito percepito non supera una certa soglia. Questa è pari a 8.000 euro annui in caso di lavoro dipendente e 4800 in caso di attività autonoma.
Rimane il caso della pensione ordinaria (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi) che possono tranquillamente lavorare e percepire la quota mensile dell’INPS. In tutti i casi però occorre che i dipendenti rassegnino le dimissioni per dimostrare di aver cessato di lavorare. Diversamente infatti non è possibile ottenere la pensione.
Il caso della pensione di reversibilità è un caso a parte poiché a seconda del reddito del coniuge superstite può essere ridotta in percentuale variabile che va dal 25 fino al 50%.