Arrivano finalmente i forti aumenti sulla busta paga. Promessa mantenuta da parte del Governo che svela le cifre.
Il Decreto Lavoro è stato approvato e l’Esecutivo apporta notevoli cambiamenti per tanti lavoratori italiani. Questo decreto è stato accompagnato da polemiche perché se nelle intenzioni del Governo, il suo scopo è quello di aumentare le buste paga, ha tuttavia anche reso più fragili le tutele per i lavoratori che abbiano un contratto a tempo determinato. Il fulcro di questo decreto è il taglio del cuneo fiscale.
Su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze il Governo ha varato interventi che portano a quattro punti il taglio del cuneo fiscale e bonus esentasse fino a 3000 euro nel caso dei dipendenti con i figli. Per quanto concerne il cuneo fiscale per i redditi più bassi e quindi quelli fino a 25.000 euro, il taglio passerà dagli attuali 3 ad addirittura 7 punti. Per i redditi fino a 35.000 euro il taglio complessivo sarà di 6 punti percentuali. L’aumento mensile in busta paga dovrebbe essere di 100 euro circa.
Il Governo ha inteso questa misura come uno strumento di contrasto al carovita che ormai si concretizza in un’inflazione che vale l’11%. Particolare enfasi è stata data anche all’esenzione fino a 3000 euro dei Fringe benefit per lavoratori dipendenti con figli minori. Secondo le stime in concreto per chi è entro i 25.000 euro l’aumento dovrebbe essere di 96 euro al mese per 6 mesi e cioè fino a dicembre. Se invece la RAL è entro i 35 mila euro, l’aumento dovrebbe essere di 99 euro mensili sempre da luglio a dicembre.
Si tratta di un taglio provvisorio perché durerà solo sei mesi e se inizialmente era previsto fino a novembre, oggi si sa che si arriverà alla fine dell’anno. Non è ancora chiaro che cosa accadrà nel 2024 perché c’è chi sostiene che la misura sarà rifinanziata e c’è invece chi dice che non ci sono le coperture per estendere questo taglio anche all’anno prossimo. C’è da sottolineare però che le polemiche non mancano.
Il Governo ha fatto quello che ha potuto entro i limiti limitati confini del proprio budget ma questi aumenti non sono neppure sufficienti a compensare l’inflazione. La marcata spirale inflazionistica non è certo colpa dell’Esecutivo ma le associazioni a tutela dei consumatori rimarcano che aumenti di questo genere non bastano a compensare l’inflazione all’11% e di conseguenza il potere di acquisto delle famiglie resta basso. Per poter finanziare questo taglio il Governo è stato costretto a ridurre le risorse per le misure di contrasto della povertà e questo rischia di acuire le tensioni sociali.
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