La direttiva Case Green impone molte restrizioni. Confermato il divieto di vendita e affitto di case non a norma secondo gli standard UE.
Fin dalla sua conferma al Parlamento Europeo la direttiva case Green ha fatto molto discutere per via della maniera molto autoritaria con cui i nuovi standard ecologici per le abitazioni sono state imposte. Ora arrivano anche i divieti alla vendita e all’affitto.
Alcuni mesi fa il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva Case Green. Si tratta di un piano e dell’insieme delle regole riguardanti il futuro ecologico dell’Unione Europea. In questo piano ci sono delle tappe da raggiungere in fatto di abbassamento delle emissioni di CO2 che scandiscono la tabella di marcia delle riforme che i singoli Stati devono fare per arrivare all’ambizioso obiettivo di avere tutti gli edifici in territorio europeo ad emissioni zero entro il 2050. Il piano è adesso obbligatorio e gli stati membri devono rispettarlo. La prima tappa importante della tabella di marcia è per il 2030. Entro quell’anno tutti gli edifici dovranno essere resi di classe energetica E o superiore, mentre entro il 2033 quegli stessi edifici dovranno essere di classe energetica D o superiore.
Il piano ha subito fatto discutere per via dei tempi estremamente stretti entro cui fare modifiche al patrimonio immobiliare per cui servono tanto tempo e tante risorse. In Italia in particolare la situazione è tragica. Il Governo ha già utilizzato e sta utilizzando moltissime risorse per le misure economiche che servono a revitalizzare l’economia italiana, già martoriata dalla crisi economica scoppiata in seguito alla pandemia e alla guerra in Ucraina. Avere anche le scadenze del piano della Direttiva Case Green ad occupare risorse è stato considerato decisamente troppo per il Governo italiano.
Divieto di vendita e affitto, ecco cosa succede coi proprietari di casa
La conseguenza più impattante sui cittadini della Direttiva Case Green è quella relativa al divieto di vendita e di affitto degli edifici non a norma secondo gli standard europei. Quando scatterà il 2023, tutte le case che non saranno di classe E o superiore non potranno essere vendute o date in affitto a meno che non si proceda prima coi lavori di ristrutturazione.
I lavori di ristrutturazione poi sono molto costosi. Nella Direttiva è specificato l‘obbligo di installare un impianto fotovoltaico su ogni edificio e di eliminare tutte le caldaie a gas, sostituendole con altri tipi di macchine. Per poter portare a termine operazioni del genere sarà necessario l’intervento dei bonus statali, ma il precedente del Superbonus 110% non fa ben sperare per il futuro. Questo senza contare quegli spazi urbani con grandi complessi di abitazioni in cui lavori di ristrutturazione di questa entità sono tecnicamente impossibili.
La difficoltà dell’Italia di rispettare i termini
In Italia già il primo passo verso il piano europeo è estremamente difficile. Circa il 30% del nostro patrimonio immobiliare nazionale è al di sotto della classe energetica E, e in gran parte si tratta di edifici risalenti al secondo dopoguerra, inseriti in complessi agglomerati cittadini su cui è molto difficile, quando non impossibile operare.
Al tempo stesso va valutato anche l’impatto che la direttiva avrebbe sul mercato immobiliare. Se gran parte degli edifici in Italia non sarà vendibile, questo porterà a uno squilibrio del mercato immobiliare, con moltissimi immobili svalutati.