I controlli dell’Agenzia dell’Entrate possono scattare di fronte ad alcune auto e a determinate cilindrate. Anche nel 2023, in ambito automotive, ci saranno numerose indagini da parte del fisco.
Esistono tipologie di auto possedute che potrebbero insospettire l’Agenzia dell’Entrate e far scattare i controlli del fisco. Quali modelli attirano maggiormente l’attenzione degli ispettori? È tacito che l’acquisto di un’auto potente possa far partire dei controlli fiscali nel 2023. Le automobili rappresentano infatti una delle voci principali nelle spese dei contribuenti (al secondo posto solo dopo la casa). E ogni auto incide nel bilancio familiare per il costo di acquisto e le spese di gestione.
Su un contribuente dichiara di guadagnare 800 euro al mese, può permettersi un’auto da 40.000 euro? Questa è la domanda che fa muovere i controlli. Più precisamente, il principio di fondo che regola i controlli messi in campo dall’Agenzia delle Entrate sulle auto possedute parte dall’analisi di una differenza. Quella di almeno il 20% tra uscite e entrate nella vita fiscale di un individuo. Ogni volta che la spesa eccede i guadagni, sorge il naturale sospetto sull’esistenza di ricavi illeciti, ovvero di entrate sconosciute al fisco.
Esiste anche una prima tipologia di auto possedute che determina controlli quasi automatici da parte del fisco nel 2023. Ed è ovviamente quella tipologia relativa alle autovetture soggette al superbollo.
La cilintrata delle auto che fa insospettire l’Agenzia dell’Entrata: i criteri del 2023
Il superbollo è l’imposta a cui sono soggetti i proprietari di un’auto con una potenza superiore a 185 kW ovvero 251 CV. Cioè macchine che non possono essere definite utilitarie. Quindi i controlli del fisco nel 2023 in ambito automotive si baseranno soprattutto sull’acquisto di vetture con potenza oltre i 251 cavalli. Ma bisogna ricordare anche ci sono anche altre voci che insospettiscono il fisco, che possono non essere per forza legate all’acquisto del veicolo vero e proprio.
Per esempio le spese di manutenzione e riparazione. I costi di leasing e noleggio. Costi di mantenimenti di garage. E altre voci che portano il fisco a capire che i costi sostenuti per la mobilità sono superiori al reddito dichiarato.
L’attenzione del fisco cade anche sulle auto d’epoca e su quelle storiche. Queste vetture rappresentano spesso un privilegio per pochi automobilisti. Ma c’è una differenza fondamentale fra le due tipologie. Le auto storiche sono quelle con almeno vent’anni anni di immatricolazione, veicoli iscritti allo Storico della Federazione motociclistica italiana (FMI), all’Automotoclub storico italiano (ASI) o ai registri storici. Sono sempre auto registrate al Pra e dunque possono circolare su strada tranquillamente.
Le auto d’epoca sono invece quelle di interesse storico collezionistico che sono iscritte in un elenco specifico. Tale elenco è curato dal Centro storico del Dipartimento per i trasporti terrestri del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Non sono iscritte al Pubblico registro automobilistico e non possono circolare liberamente. Per mantenerle bisogna quindi spendere parecchio. Anche se non sono vetture di immediata utilità.