Non puoi fare bonifici al coniuge come in passato. Vediamo come giustificare per non avere problemi dal Fisco.
In una famiglia può capitare per varie ragioni di dover trasferire denaro alla moglie o al marito. Può sembrare un’operazione banale ma rischia di metterci nei guai col Fisco o coi creditori. Quando ci si sposa ci si impegna all’assistenza morale e materiale. Un bonifico tra coniugi può aiutare ad acquistare un bene come un’auto o può essere un regalo o ancora può servire ad alcune impellenti spese dei figli.
In questi casi ci sono precauzioni da osservare perché il fisco è in agguato. La prima cosa da tenere presente è la causale. Se la somma è inferiore ai 5.000 euro si può fare il bonifico oppure consegnarla in contanti. Infatti oggi la soglia per il trasferimento in contanti è quella dei 5.000 euro. Se si supera questa cifra anche col coniuge c’è la necessità di fare il bonifico e scrivere la causale.
Una causale veritiera e particolareggiata per evitare problemi
Il bonifico deve avere una causale veritiera per evitare problemi e per non cadere in contraddizione in caso di controlli del Fisco. Se la somma è elevata è meglio fare un atto notarile ricordandosi che se la donazione è fatta ai figli, l’imposta del 4% c’è solo per le cifre che superano il milione. In generale se la somma è importante è sempre meglio usare l’atto notarile.
In questo caso si dovrà sostenere la spesa del notaio ma ci si metterà in regola nei confronti del fisco o in caso di azioni future di eventuali creditori. Il fisco ritiene che tutto il denaro che transita sul conto corrente sia reddito e quindi se non viene dichiarato diventa automaticamente evasione. Se un conto corrente è cointestato ma viene alimentato soltanto da uno dei due coniugi il Fisco potrebbe ritenere che sia un modo per fare una donazione indiretta all’altro coniuge o peggio, potrebbe pensare che sia uno schema preordinato all’evasione fiscale o al riciclaggio di denaro sporco.
Il fisco sospetta che sia evasione o riciclaggio: ecco perchè
Sono emersi casi nei quali il conto corrente della moglie veniva utilizzato per gestire e riciclare i guadagni in nero del marito. Il marito poi con un bonifico ritornava in possesso delle somme guadagnate in nero.
Questo può far capire perché anche il bonifico tra coniugi sia guardato con sospetto dall’Agenzia delle Entrate. Al cittadino in buona fede può sembrare un’attenzione esagerata ma il fisco sa bene che chi è malafede utilizza questi schemi per ripulire il denaro non dichiarato.