In una Regione mancano all’appello ben 150mila lavoratori: le imprese rischiano di chiudere. Vediamo insieme i dettagli.
Sembra un paradosso: da un lato milioni di disoccupati che percepiscono il Reddito di cittadinanza, dall’altro migliaia di imprese che non trovano personale. Che cosa non sta funzionando? Analizziamo insieme la situazione.
Non ci crederete ma c’è una Regione in Italia dove le imprese non riescono a trovare dipendenti. Un po’ in tutto lo “stivale” diverse aziende lamentano di non riuscire a trovare personale; tuttavia in questo territorio a venir meno all’appello sono ben 150mila lavoratori. In particolare c’è carenza di lavoratori del settore ristorativo. Non si trovano più cuochi, camerieri, lavapiatti. Un settore che è stato tra i più penalizzati dalla pandemia di Covid e che ora soffre per la mancanza di manodopera.
Sembra assurdo perché viviamo in un Paese afflitto dalla disoccupazione. Sono milioni le persone che percepiscono il Reddito di cittadinanza proprio perché non hanno un lavoro. Eppure, a quanto pare, il lavoro c’è. Ma se c’è la domanda e c’è anche l’offerta, allora che costa non sta funzionando? Perché le imprese rischiano di dover chiudere per mancanza di personale mentre milioni di giovani dicono di non trovare lavoro?
Sono mesi che sentiamo diversi ristoratori puntare il dito contro il Reddito di cittadinanza. A detta loro – Flavio Briatore su tutti – il sussidio grillino sarebbe un disincentivo per i giovani a trovare un impiego. Il problema non è solo questo. Va sottolineato un crescente disallineamento tra scuola e mondo del lavoro. In pratica in Italia la scuola non fornisce le competenze che oggi servono per poter lavorare.
Tutto questo fa sì che, attualmente, la Regione Veneto – governata dal leghista Luca Zaia – sia afflitta da una voragine fatta da 150mila posti di lavoro vuoti di cui 25mila solo nel settore della ristorazione. A dirlo sono Fipe e Confcommercio. Un dato che trova conferma anche a livello nazionale: nel settore terziario il gap tra domanda e offerta è di 230 mila posti. Una fotografia fatta nell’ambito della prima Giornata della Ristorazione, iniziativa organizzata da Fipe e Confcommercio Veneto, che ha visto confrontarsi i rappresentanti delle associazioni e gli operatori del settore.
Il presidente di Confcommercio Veneto, Patrizio Bertin, ha sottolineato che, dopo il Covid, tutto è cambiato e, in particolare, sono cambiate le priorità dei giovani. Molti hanno preferito indirizzarsi verso altre professioni che, in caso di eventuali future pandemie, sarebbero meno a rischio. Altri, invece, hanno preferito lavori che permettano di avere la sera e i fine settimana liberi. Senza contare che mancano percorsi di formazione adeguati per preparare i ragazzi al mestiere. Così, da un lato i laureati fuggono all’estero per avere stipendi più alti, dall’altro i ristoratori non trovano cuochi e camerieri.
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