Assunti per non lavorare e pagati anche decisamente bene: il paradosso delle grandi aziende che ha fatto sorgere un problema nuovo.
Chi non ha sognato almeno una volta nella vita di poter essere pagato per non fare nulla? Nei momenti di grande stress e di difficoltà, sogniamo tutti di poter fare una vita magari più semplice, nella quale possiamo fare esclusivamente quelle attività che ci piacciono e che svolgeremmo a vita gratuitamente. Questo perché molte volte siamo incastrati in mansioni che non ci piacciono solo ed esclusivamente per poter arrivare a fine mese e pagare le bollette e le spese quotidiane.
In un mondo ideale sicuramente ciascuno di noi non avrebbe bisogno di guadagnare e potrebbe scegliere serenamente il tipo di contributo che vuole dare alla società. Ci sarebbe sicuramente chi si occupa di produrre e chi invece si dedicherebbe all’arte o altre mansioni che prevedono come caratteristica la creatività. Sì, perché in verità nessuno riuscirebbe a passare un’intera vita a non fare assolutamente nulla, l’ideale sarebbe riuscire a fare ciò che si desidera senza la paura di finire in strada ad elemosinare denaro.
Purtroppo siamo ben lontani da un sistema ideale come quello appena descritto e ciascuno di noi cerca di trovare la mansione che il più possibile si avvicina alle proprie inclinazioni per non patire troppo la necessità di lavoro. Il paradosso di questo sistema economico e lavorativo è che ci sono grandi aziende, specialmente quelle tech, in cui negli ultimi anni c’è stato un eccesso di assunzioni in previsione di progetti e guadagni che alla fine non sono arrivati.
Assunti per non lavorare: il paradosso delle grandi aziende tech
Questa situazione eccezionale e per certi versi paradossale è stata una conseguenza della pandemia. Nel periodo di massima esplosione del contagio, quando non c’erano ancora i vaccini ed i lockdown impedivano alle persone di uscire serenamente da casa, tutto il settore tecnologico, specialmente quello legato alla produzione di contenuti d’intrattenimento, ha ottenuto un incremento degli affari e dei guadagni. Allo scopo di cavalcare l’onda e fare perdurare i numeri, sono state fatte assunzioni che, una volta scemato l’effetto pandemico, si sono rivelate errate.
La mancanza di lavoro da assegnare ai nuovi assunti ha portato alla stipula di contratti lavorativi, anche molto ben retribuiti, per posizioni in cui non c’era effettivo lavoro da fare. La questione è stata sollevata da un’inchiesta del Wall Street Journal, nella quale sono state raccolte le testimonianze di diversi lavoratori che dopo un periodo retribuito di inattività sono sono stati licenziati.
Madelyn Machado, ex dipendente di Meta, ha raccontato all’importante testata giornalistica di essere stata assunta per fare recruitment e che guadagnava 190.000 dollari al mese, ma che non è mai stata realmente impiegata. Il problema era che c’erano troppi recrutatori e che non c’era abbastanza lavoro per tutti. Una situazione simile a quella vissuta da altri dipendenti e riassunta alla perfezione da Britney Levi: “Ci stavano accumulando come carte Pokémon”.
Insomma il problema di base è stato che i giganti tech hanno assunto personale “anticipando la domanda” di mercato per farsi trovare pronte ad un eventuale incremento di lavoro e dunque non dare campo libero alla concorrenza. Una volta però che la domanda non è arrivata, l’unica cosa che le aziende potevano fare per evitare gli esuberi di spesa erano dei licenziamenti di massa.