Non tutti lo sanno ma anche chi vive o lavora all’estero è tenuto al pagamento di certe imposte in Italia. Vediamo quali sono.
L’Agenzia delle Entrate ha recentemente fatto chiarezza su un aspetto cruciale: le tasse. Anche chi vive o lavora all’estero è obbligato a pagare alcune imposte in Italia. Vediamo tutti i dettagli.
Un numero crescente di famiglie italiane, negli ultimi anni, ha lasciato il bel Paese per trasferirsi in posti in cui la vita costa meno o in cui i servizi funzionano meglio o in cui ci sono più opportunità di lavoro. Ci sono poi i “frontalieri“: coloro che, pur continuando a vivere in Italia, lavorano in altri Stati come la Svizzera o San Marino o in Vaticano.
Vivere o lavorare all’estero non ci esonera, però, dal pagamento di alcune tasse anche in Italia. A questo punto si potrebbe pensare che chi vive in un altro Paese deve pagare due volte le imposte: all’estero e anche in Italia. Che convenienza potrebbe mai esserci, dunque, nell’emigrare in un posto in cui la vita costa meno se poi le tasse si pagano due volte? Per fare chiarezza su questo aspetto cruciale, di recente, è intervenuta l’Agenzia delle entrate.
Tasse: quali devi pagare in Italia anche se vivi all’estero
C’è chi ha lasciato l’Italia già dopo l’Università per trovare un terreno più fertile in cui far fruttare le proprie competenze; c’è chi è emigrato negli ultimi anni a causa del carovita; c’è chi, infine, vive qui ma lavora in un altro Stato. Ebbene anche costoro non sono esonerati dal pagamento di alcune tasse in Italia.
L’Agenzia delle Entrate, recentemente, ha ribadito che sono considerati fiscalmente residenti nel nostro Paese coloro che per almeno 183 giorni all’anno – o 184 giorni in caso di anno bisestile- risultano iscritti nell’Anagrafe delle persone residenti. Pertanto, chi si trova in questa condizione, ha l’obbligo di pagare tutte le tasse in Italia al pari di chi vi risiede 365 giorni l’anno. Le tasse dovranno essere pagate anche sui redditi percepiti all’estero. Uno degli obiettivi del nuovo Esecutivo è quello di riportare milioni di lavoratori nel nostro Paese. Oltre a dare respiro ai lavoratori e incentivare le assunzioni, uno degli scopi della riforma fiscale del Governo Meloni è proprio quello di indurre sempre più persone a restare a vivere e lavorare in Italia.
Ma che fare se una persona, per errore, avesse già pagato le tasse nel Paese in cui lavora e vive per il resto dell’anno? In tale situazione il lavoratore potrà detrarre queste tasse pagate all’estero da quelle italiane. E ciò è possibile sotto forma di credito d’imposta. Come stabilito dall’art. 165 del Tuir. Quest’ultimo, infatti, al comma 1 recita così: “Se alla formazione del reddito complessivo concorrono redditi prodotti all’estero, le imposte ivi pagate a titolo definitivo su tali redditi sono ammesse in detrazione dall’imposta netta dovuta fino alla concorrenza della quota d’imposta corrispondente al rapporto tra i redditi prodotti all’estero ed il reddito complessivo al netto delle perdite di precedenti periodi d’imposta ammesse in diminuzione“. Pertanto niente paura: nessuno vi chiederà di pagare due volte la medesima imposta.